“Una fiaba in cui traluce la vera storia dell’uomo, che è la storia cristiana della salvezza”
Dalla sua pubblicazione sono passati 133 anni, eppure si tratta di un libro che non sembra dimostrare l’età che ha. In tanti si sono scomodati per interpretarlo, tacciandolo talora di conformismo o giungendo ad esaltarne le iridescenze marxiste, psicanalitiche, esoteriche e massoniche. C’è pure chi ne ha offerto un’interpretazione teologica. Stiamo parlando di un’opera celeberrima, che tutto il mondo conosce: “Le avventure di Pinocchio”. Riprendendone la lettura offerta nel 1977 dall’allora Vescovo ausiliare di Milano, Giacomo Biffi, la Scuola di formazione teologica diocesana propone un ciclo di sei lezioni per mostrarne la profondità in chiave antropologica e teologica.
«Si tratta di un corso – spiega Paolo Fedrigotti, il docente che guiderà l’esegesi “pinocchiesca” – che si svolgerà il mercoledì dal 24 febbraio al 30 marzo e che tenterà di mostrare come l’alto destino di una testa di legno, descritto nella grande fiaba collodiana, possa dire qualcosa alla nostra vita, oggi».
Ma il legno non è soltanto legno?
«É quello che sostiene nel libro anche Maestro Ciliegia, il maestro dell’antifede. Lui non è capace o non vuole andare al di là di ciò che vede e tocca. A mancargli, oltre che la logica, è la fantasia. Come la vera storia del mondo è infinitamente più grande di quella a cui si fermano i materialisti, così anche la lettura del romanzo di Pinocchio trascende i confini che siamo soliti attribuirgli».
Qual è dunque l'“alto destino” della testa di legno descritto nel capolavoro di Collodi?
«Seguendo la lettura di Biffi, penso che quella di Pinocchio sia un po’ la sintesi dell’avventura umana. La vicenda del burattino comincia con un artigiano che lo costruisce chiamandolo subito, sorprendentemente, figlio. E finisce con il burattino che figlio, ossia bambino in carne ed ossa, lo diventa per davvero».
Due estremi che racchiudono la storia narrata da Collodi.
«La struttura dell’opera è identica in fondo a quella della storia sacra: c’è una fuga da Dio Padre, c’è un tormentato e accidentato ritorno al Padre, c’è un destino ultimo che è partecipazione alla vita del Padre».
Ma Pinocchio è una fiaba…
«Una fiaba in cui traluce la vera storia dell’uomo, che è la storia cristiana della salvezza. Questo spiega anche il successo mondiale di Pinocchio».
Come si spiega una tale ricezione?
«La spiegazione è una sola, sostiene Biffi: Pinocchio è tale perché contiene un messaggio eterno, che tocca le fibre del cuore di tutti gli uomini di ogni cultura».
Un libro da leggere anche oggi?
«Certamente, anche e soprattutto perché si tratta di un magnifico catechismo – nel senso più profondo del termine –, di un magnifico insegnamento a viva voce, adatto tanto ai bambini quanto agli adulti. Pinocchio è la verità cattolica che erompe travestita da fiaba. Per questo si farebbe bene a consigliarne la lettura ai nostri ragazzi, in una società come quella in cui viviamo: una società distratta, affascinata dall’immagine e catturata più dalle cose superficiali che da quelle sostanziali».
Quale insegnamento veicola Pinocchio?
«Ne veicola tanti… Tra i molti, quello sulla libertà. Pinocchio è il simbolo dell’uomo che da ogni parte viene condizionato, che è schiavo degli oppressori e dei persuasori, occulti o meno, che gli si parano innanzi. E che rimane legato a fili invisibili che rischiano di determinarne le decisioni. Se Pinocchio non resta prigioniero del teatrino di Mangiafuoco è perché, a differenza dei suoi fratelli di legno, riconosce e proclama di avere un padre. È questo il segreto della vera libertà, che nessun tiranno – come sottolinea anche Biffi – può portar via».
Si può parlare di Pinocchio come di un romanzo cattolico?
«Se con questo termine si allude alla letteratura edificante o apologetica che così viene talvolta denominata, allora no, Pinocchio non è cattolico. Se ci si rifà invece all’origine del termine “cattolico”, che etimologicamente significa “secondo il tutto” (kath’olon), sì, si può dire che Pinocchio sia cattolico: in esso – dice ancora Biffi – coesistono e si integrano la consapevolezza della debolezza umana e la speranza di un aiuto decisivo dall’alto; il senso della giustizia e il primato della misericordia; il coraggio di guardare in faccia il male e di credere nella vittoria finale del bene».
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