Si è svolta nella serata di sabato 4 giugno, nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento in una chiesa del Santissimo Sacramento affollata, la lectio magistralis di padre Enzo Fortunato dal titolo “Il dio denaro tra guerra e pace“. Una riflessione legata al ruolo della politica e dell’economia partendo dalla caduta delle ideologie di fine Novecento che ha lasciato “un vuoto pneumatico”, come ha sottolineato nell’introduzione il direttore de “Il Sole 24 Ore” Fabio Tamburini. Un tema che non poteva non toccare la figura di San Francesco, evidenziata più volte dal frate francescano ideatore del Manifesto di Assisi, “che si spoglia dei suoi beni lussuosi e il dio denaro per abbracciare il Dio dell’amore e della fraternità”.
Dopo il saluto dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, il direttore il direttore Tamburini ha evidenziato l’attualità del tema del Festival dell’Economia di Trento “in un mondo che è alla ricerca di una nuova strada da percorrere. Tra ordine, disordine e globalizzazione emerge un problema: un nuovo (o la riscoperta) di un sistema di valori. Il tramonto delle ideologie ha archiviato quelle che erano o sembravano certezze, si è creato un vuoto pneumatico e ci si è avviati ad un’idea di guerra come risoluzione dei conflitti. Papa Francesco è stato uno straordinario anticipatore quando ha parlato di terzo conflitto mondiale ricordandoci che sono attualmente sessanta le guerre in corso nel mondo”. Guerre mosse da quel dio denaro, ha ricordato padre Fortunato, rappresentato dal vitello d’oro portato in spalle dagli israeliti mentre Mosé era sul Monte Sinai per parlare con Dio.
Non è mancato il parallelismo con l’attualità: “Non meravigliamoci se Putin e altri leader (“l’esempio vale anche per il presidente Usa Bush o i terroristi che invocano Allah”) portano Dio nelle loro battaglie per il denaro. Papa Giovanni Paolo II – ha ricordato il religioso francescano – convocò ad Assisi in più occasioni i leader religiosi di tutto il mondo per dire che Dio è solamente amore, che non si può parlare di Dio per uccidere l’altro o fomentare l’odio”. Quando il dio denaro diventa più importante delle persone? Padre Fortunato citato il cardinale Martini nella sua lettera ai manager della City “ricordando che il denaro era diventato più importante della persona nel momento in cui svegliandosi la mattina invece di salutare moglie o figli guardano l’andamento dei titoli in borsa. E l’interrogativo che rivolgo agli economisti è questo: chi volete servire? il dio denaro o l’uomo? Un pezzo di carta o la carne viva delle persone?”
Emblematico l’esempio di San Francesco, figlio di una ricca famiglia borghese, che “rinunciò al dio denaro delle crociate e della chiesa, si spogliò dei suoi abiti più preziosi dei quali era diventato prigioniero e si inventò la parola fraternità, che non esisteva nel vocabolario della chiesa”. Guadagno e profitto devono essere così bandite dal linguaggio della finanza e dell’economia? “No, ovviamente ma agli imprenditori dico di intraprendere la strada del guadagno in umanità” ha concluso padre Enzo Fortunato. “Non tutta la finanza e non tutti i banchieri sono uguali: non dobbiamo cadere nell’errore opposto, quello di fare di tutta l’erba un fascio” ha puntualizzato il direttore Tamburini prima dell’intervento del vescovo di Sessa Aurunca monsignor Orazio Francesco Piazza.
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