“Ecco perché Francesco insiste sulla misericordia”

Parla il direttore della rivista “Credere” che esce con un'intervista esclusiva al Papa

Con uno scoop ecclesiale il settimanale paolino “Credere” ha intervistato Papa Francesco sull'Anno Santo. Il direttore don Antonio Rizzolo anticipa con noi – anche a radio Trentino inBlu – alcuni passaggi e spiega come abbia ottenuto quest'intervista.

Com'è andata, don Antonio?

“Semplicemente abbiamo inviato alcune domande al Papa che gentilmente ci ha risposto. Per noi, per i nostri lettori, è molto importante perché siamo stati scelti dal Vaticano come rivista ufficiale del Giubileo. Il Papa ha potuto rivolgersi ai fedeli, e non, per spiegare come vuole sia vissuto il Giubileo della misericordia”.

Cosa vi ha confidato in proposito il Papa?

“Nello spiegare il motivo di un Giubileo straordinario Francesco confida che è un qualcosa che ha sentito dentro, in continuità con la linea di Paolo VI, portata poi avanti da Giovanni Paolo II con l’enciclica Dives in misericordia con la canonizzazione di suor Faustina Kowalska e la Festa della Divina Misericordia. Francesco ci dice che c’è un desiderio del Signore di mostrare agli uomini la sua misericordia. ‘Il mio primo Angelus – spiega il Papa rileggendo il suo pontificato – fu dedicato alla misericordia di Dio, ne parlai anche nella prima omelia’. Non è stata una strategia, dice il Papa, mi è venuto così, ispirato dallo Spirito Santo: il mondo ha bisogno di misericordia”.

Come “leggere” l’anticipazione dell’apertura della porta santa in Africa?

“Con un duplice significato: da una parte che la misericordia va al di là delle regole, dei principi e della tradizione (che vuole che il Giubileo s’inauguri con l’apertura della porta santa nella Basilica di San Pietro); dall’altra che bisogna partire dai poveri, da chi è in periferia: e il Centrafrica è la periferia delle periferie. Un gesto quindi significativo che permette di comprendere il significato dell’Anno Santo, ovvero andare al cuore del Vangelo: Dio vuole aprire il suo cuore misericordioso a tutti”.

Un invito ad aprire le porte delle periferie anche nelle nostre Diocesi…

“La scelta di Papa Francesco è che il Giubileo si possa vivere non soltanto con il pellegrinaggio a Roma, ma anche entrando nelle porte della misericordia dei santuari, delle cattedrali, nei luoghi di sofferenza come ad esempio le carceri, perché le porte della misericordia sono dappertutto. Un invito ai cristiani ad aprire il cuore della misericordia agli ultimi, a chi ha più bisogno”.

Qualcuno – dopo gli attentati di Parigi – voleva fermare il Giubileo per motivi di sicurezza. Lei che ne pensa?

“Il Papa ha voluto portare una testimonianza di speranza e di pace in un Paese martoriato dalla guerra come il Centrafrica. E’ un segno di come non dobbiamo farci fermare dalla paura; certo la sicurezza è importante, ma fermare il Giubileo sarebbe fare il gioco di chi semina terrore. Il Giubileo è la risposta più vera di fronte al clima di odio e violenza. La risposta è quella del perdono, del cammino della riconciliazione, della pace”.

Cosa significa per la vostra testata essere rivista ufficiale del Giubileo? In che modo lo racconterete?

“Il riconoscimento ci è stato affidato dal Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione che ha il compito di seguire la regia del Giubileo. L’impegno è quello di raggiungere le persone che non seguono Internet, le app, poco digitali… ma la carta stampata. Ogni numero avrà un dossier sul tema della misericordia, un intervento storico e una rubrica per aiutare a vivere in maniera spiritualmente adeguata il sacramento della riconciliazione con, oltre alla parola di Francesco, una serie di anteprime sui grandi eventi, con storie di vita e di fede legate ai temi giubilari, quindi la riconciliazione, il perdono, la conversione. Infine proporremo servizi sulle porte sante del Giubileo per raccontare come è vissuto non solo a Roma, ma anche nelle diverse diocesi d’Italia”.

Come conclude l’intervista Papa Francesco?

“Con una bella immagine che richiama il ‘Discorso alla Luna’ di Giovanni XXIII. Quando vedo i malati e gli anziani mi viene spontanea la carezza, è il primo gesto – dice Francesco – che fanno la mamma e il papà con il bambino appena nato, il gesto del ‘ti voglio bene’”.

A cura di

vitaTrentina

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