Riuscirà la politica italiana a ragionare guardando al futuro del mondo e del nostro paese e non al proprio nelle due tornate elettorali che incombono? Non si può pretendere che i partiti siano disinteressati a cosa uscirà dalle urne nella tornata amministrativa ormai imminente e in quella politica che ci sarà al più tardi nella prossima primavera, ma che si continua a temere che arrivi prima per qualche incidente di percorso. Ovviamente da come andranno quelle consultazioni dipendono gli equilibri parlamentari e la possibilità di avere un governo all’altezza della situazione.
Tuttavia proprio questo fine dovrebbe ridimensionare la corsa al raccattare consensi a qualsiasi costo: se si mettono insieme ammucchiate senza compattezza nell’analizzare quale potrà essere il futuro che abbiamo davanti, saremo di nuovo travolti nel gorgo di politiche senza respiro che non ci consentiranno di affrontare la fase storica che avremo davanti.
L’incertezza domina in molti campi. Non sappiamo che evoluzione avrà la situazione degli equilibri internazionali terremotati dall’avventurismo imperiale di Putin. Vediamo una Unione Europea che pencola fra la necessità di fare un salto di qualità verso una qualche forma di federalismo e la presenza ancora forte di nazionalismi e competitività fra i suoi membri. è ambigua la nostra situazione economica, stretta fra un certo ottimismo che viene dai dati di una ripresa abbastanza buona e la preoccupazione di dover fare i conti con le turbolenze sui mercati internazionali delle materie prime, con il montare delle diseguaglianze sociali, con la difficile gestione del debito pubblico.
Come abbiamo già ricordato più volte, ci sono grandi attese per quel che potrà venire dall’impiego dei fondi del PNRR, ma ci sono anche preoccupazioni sulla capacità di impiegarli nel modo migliore. Questi scenari dovrebbero spingere i partiti a concentrarsi nella ricerca di strategie di lungo periodo e a ragionare su come promuovere un quadro di stabilità politica, consapevoli che, oltre tutto, si tratta di una condizione per rimanere credibili e attivi nel contesto internazionale: una condizione essenziale per non subire contraccolpi sul nostro debito pubblico che rimane il classico tallone di Achille della situazione italiana.
Come si muovono i partiti in questo contesto? A dire il vero ci sembra che negli ultimi tempi ci sia qualche segno di maggiore consapevolezza delle problematiche ricordate, a parte qualche componente incapace di analisi realistiche. Lasciamo perdere partitelli marginali e demagogici di estrema destra o estrema sinistra. Le componenti più problematiche sono i Cinque Stelle e la Lega di Salvini (che non coincide con la Lega in generale).
L’ex partito di Grillo ed ora partito di Conte è vittima dell’incubo della dissolvenza. Il suo potere si fonda sui numeri guadagnati dall’impennata delle elezioni del 2018. Se quei numeri si ridurranno drasticamente come è ampiamente previsto il suo peso politico diverrà scarsamente significativo, perché non ha idee da proporre, né personale politico rilevante da mettere in campo. Così Conte pensa di mantenere una posizione visibile cavalcando una posizione di tipo populista che lo rende presente nei talk e nei media. è una tattica modesta ed abbiamo molti dubbi che possa portare a risultati notevoli, ma intanto terremota il governo sino al punto da mettere a rischio la sua tenuta se davvero il 21 giugno M5S si spingerà sino a votare contro Draghi nel dibattito sull’invio di nuove armi all’Ucraina (ma secondo noi Conte scommette che per allora si troverà un qualche pateracchio, o la situazione sarà mutata al punto da consentirgli una marcia indietro).
Intanto le fibrillazioni di Conte si intrecciano con quelle di Salvini, anche lui impegnato a cavalcare il centro della scena. L’ultima trovata è stata un viaggio a Mosca per proporsi come mediatore nel conflitto ucraino. Una iniziativa improbabile perché nessuno può credere che Salvini possa riuscire dove non trovano ascolto leader europei di peso, mentre è più che probabile che venga strumentalizzato dalla propaganda russa, sempre interessata a provocare cortine fumogene che confondano il campo avversario.
Si dice che nella Lega crescano le insoddisfazioni verso il modo di far politica dell’ex Capitano, che mette a rischio le solidità amministrative che una parte dei leghisti (certo non tutti) si sono conquistate in questi anni. Anche queste sono tensioni che contribuiscono ad indebolire il quadro politico complessivo, in un momento in cui non ce ne sarebbe proprio bisogno.
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