Una vocazione nasce spesso dall’incontro con un testimone, prete o laico che sia. C’è nella vostra storia questo incontro?
Massimiliano: Non direi di aver avuto un incontro …fulminante, in particolare. La mia è piuttosto una storia d’incontri cominciata fin dalle elementari alle suore di Maria Bambina, proseguita nel gruppo giovani della parrocchia del Duomo e nell’incontro con alcuni frati, francescani n particolare. Quest’incontri mi hanno fatto cogliere la bellezza di una vita cristiana, secondo il Vangelo.
Daniel: Anche per me sono molti gli incontri che mi hanno parlato di Dio. All’inizio devo ricordare don Maurizio e don Vincenzo che mi hanno segnato, ma anche la mia famiglia, alcuni amici brasiliani e gli amici conosciuti nel servizio al carcere di Trento; anche loro – in qualche modo – mi hanno parlato di Dio.
Uno dei momenti più importanti dell’ordinazione diaconale è quando il candidato si stende a terra durante le litanie dei santi. Quali sentimenti ti hanno accompagnato in quel momento? A cosa hai pensato?
Daniel: Ho sentito soprattutto impotenza. In quel momento sei sdraiato a terra, e ti affidi. Ti affidi a quel Dio che ama la storia, il mondo, che ama Daniel come tutti gli uomini e le donne.
Massimiliano: E’ stato il momento più emozionante in assoluto. Conoscevamo il testo, lo avevamo preparato insieme a don Giulio (il cerimoniere diocesano, n.d.r.), scegliendo alcuni santi in particolare. Però sentirli invocare perchè pregassero su di noi è stato davvero forte. Aggiungo poi che a recitare le litanie sono state due persone amiche, una ragazza di Levico e un amico caro delle superiori: è stato toccante sentire le loro voci pregare per noi.
C’è un santo particolare a cui senti di chiedere aiuto e perché?
Daniel: Penso a San Francesco per la sua radicalità evangelica, della quale sento ancora di aver bisogno e alla quale voglio rifarmi. E poi per la passione che metteva nel contatto con la povertà e con le sofferenze del tempo.
Massimiliano: Sto approfondendo molto la spiritualità ignaziana in questo periodo: chiedo di tutto cuore aiuto a sant’Ignazio e alla sua quasi contemporanea Santa Teresa D’Avila che ammiro per la sua concretezza, e anche per la sua ironia, la gioia della sua preghiera e della sua vita monastica.
Qual è stato per te l’aspetto chiave in questi anni di formazione in seminario?
Massimiliano: Direi: la libertà. Pensando soprattutto agli anni con don Renato ed ora, in continuità con don Tiziano, penso alla libertà che ha segnato la nostra formazione; non è stata una gabbia in cui imparare concetti, tantomeno con l’obbligo di seguire una pista; i superiori hanno sempre puntato molto sulla nostra autoformazione, sul valore della nostra coscienza e della nostra capacità di approfondire personalmente.
Daniel: Mi rifaccio anch’io a questa grande libertà che ci è stata data. E l’invito a non ripetere concetti ma a pensarli e rielaborarli personalmente. E la comunità del seminario che ci ha accompagnato e sostenuto, l’aiuto dei formatori che ci permettono di rileggere i passaggi del Dio vivente nella nostra vita e l’apertura alla parola di Dio.
Papa Francesco ribadisce la necessità di “uscire” verso le periferie: come traducete questo invito?
Massimiliano: Fin da subito abbiamo cercato di uscire verso realtà ecclesiali (e non), in cui fare esperienza. Il dormitoro, la Caritas, il Punto d’incontro, un anno in carcere assieme a padre Fabrizio: sono esperienze più formative che donative: sento di aver imparato molto dalle persone incontrate, certamente più di quel che ho dato loro.
Daniel: Concordo. Possono servire molto vicinanza, ascolto e passione verso chi sperimenta povertà, non solo economica: questo significa uscire, farsi vicini.
Vivere da diaconi l’anno della misericordia: in base alla tua sensibilità, a quale servizio ecclesiale ti piacerebbe essere destinato?
Massimiliano: Mi verrebbe da dire: prima dobbiamo imparare a vivere da diaconi! Quanto al serivzio ecclesiale non ho desideri particolari, la mia misericordia è quella di essere lì dove mi verrà chiesto.
Daniel: Anch’io mi propongo solo di saper esprimere contatto umano e vicinanza laddove mi chiederanno di stare.
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