“La magia è come l’arcobaleno. Sappiamo tutti che non è reale, ma l’esperienza dell’arcobaleno è qualcosa di incredibile”. Le parole di Garrett Thomas, mago di fama mondiale, sono le più belle per descrivere cosa sia la magia e l’arte dell’intrattenimento. Torino e il misticismo sono uniti fin dai tempi dell’imperatore Augusto e della fondazione della città. All’interno del capoluogo piemontese, infatti, ci sono edifici, piazze e monumenti che raccontano storie di tradizione magica. Si crede che Torino faccia parte di un triangolo di magia bianca con Praga e Lione, ma anche di un triangolo di magia nera con Londra e Los Angeles. Non a caso proprio a Torino ogni anno viene organizzato il Master of Magic, uno dei più importanti convegni internazionali sulla magia. Associare quindi la magia a Torino, sede d’arrivo della quattordicesima tappa del Giro d’Italia, è imprescindibile.
La quattordicesima frazione parte da Santena e arriva a Torino. Il percorso è lungo 147 km e prevede circa 3000 m di dislivello. I corridori scaleranno due volte la collina di Superga e due volte il Colle della Maddalena. Il tracciato cittadino è travestito magicamente da tappa dolomitica e il corto chilometraggio renderà la corsa molto esplosiva. Quindi oggi gli uomini di classifica dovranno stare sull’attenti per non perdere secondi importantissimi. Infatti non c’è spazio per nessuna fuga. La Bora Hansgroe di Jai Hindley fa corsa dura e provano a mettere in difficoltà tutti gli uomini di classifica. Carapaz non ci sta e attacca a 20 km dal traguardo. Al suo inseguimento si mettono Vincenzo Nibali, Jai Hindley e Simon Yates. A 12 km dal traguardo riescono a raggiungere l’ecuadoregno. I quattro si giocano il successo di tappa. Simon Yates poco prima dell’ultima discesa lascia i compagni e va ad involarsi verso la vittoria di tappa.
Classifica generale stravolta perché Juan Pedro Lopez cede la maglia rosa a Richard Carapaz e la maglia bianca a Joao Almeida. Maglia azzurra difesa alla grande da Diego Rosa.
Arrivare a Torino e non assaggiare l’immancabile bagna cauda può essere considerato un affronto. Letteralmente questo tipico piatto piemontese significa salsa calda ed è inserito anche tra i beni immateriali da tutelare come Patrimonio dell’Umanità. Per preparare questa salsa si devono cuocere lentamente spicchi d’aglio e acciughe nell’olio extravergine d’oliva e va servita nel “fujot“, tipico fornello in terracotta, accompagnata con verdure cotte o crude.
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