Città del Vaticano, 14 ottobre 2015
Stiamo vivendo la seconda settimana dell’assise sinodale. Le nostre giornate si snodano tra le sessioni in aula e la vita fraterna nel centro dove alloggiamo con altre tredici coppie uditrici, alcuni esperti e sei vescovi, provenienti da tutti i continenti.
Questa settimana stiamo affrontando il tema della vocazione della famiglia, analizzando la seconda parte dell’Instrumentum Laboris. Nelle congregazioni generali, alla presenza del Papa, i lavori cominciano e si concludono sempre con la preghiera universale della Chiesa per testimoniare che è lo Spirito Santo che guida l’unico suo popolo. L’ascolto dei Padri è sempre molto attento e rispettoso, accogliente verso il pensiero di ciascuno, pur nella sinfonia delle diverse sensibilità ed opinioni presenti. La difficoltà maggiore è legata al fatto che gli interventi sono molti: ciascuno ha un tempo fissato per parlare (3 minuti) e non è previsto un preciso ordine del giorno tematico. Nei circoli minori, divisi per appartenenza linguistica, invece, si analizza un argomento alla volta e il ridotto numero di partecipanti consente interventi distesi e una discussione più puntuale. La condivisione di opinioni ed esperienze pastorali è molto ricca perché tocchiamo con mano che la realtà della famiglia e della Chiesa nel mondo è molto più complessa e articolata rispetto a quella che sperimentiamo in diocesi. I Padri apprezzano il nostro contributo di esperienza familiare e pastorale, incoraggiando il nostro intervento. Nel dialogo fraterno si mostrano davvero pastori che hanno a cuore le vicende personali di ciascuno: negli intervalli chiedono spesso dei nostri figli e di come stiamo vivendo le nostre giornate, nel cuore della Chiesa ma lontani dagli affetti di casa.
Poi c’è la straordinaria esperienza della vita quotidiana. Alloggiamo sul Gianicolo da dove possiamo ammirare la basilica di San Pietro in tutta la sua maestosità e bellezza. La mattina presto partecipiamo assieme alla celebrazione dell’Eucaristia, alternata nelle varie lingue dei presenti, per affidare al Signore la nostra giornata. Ci si ritrova, poi, attorno alla mensa per condividere i pasti; occasione preziosa per riassaporare l’atmosfera di casa, tra scambio di opinioni e vissuti, in un clima di gioia e allegria. Pur provenendo da realtà familiari ed ecclesiali molto diverse viviamo intensamente questi momenti perché l’esperienza di prossimità ci assicura il vicendevole sostegno nell’importante compito di testimoni a cui siamo stati chiamati: tenere lo sguardo fisso su Gesù per parlare alle donne e agli uomini di oggi di una bellezza del matrimonio e della famiglia impegnativa ma possibile a tutti.
Lucia e Marco Matassoni
(2 – continua)
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