Tra verità e misericordia

Proseguono i lavori al Sinodo. Tra i temi affrontai, la comunione ai divorziati risposati, il gender e il ruolo della donna

“Non c'è assoluta fissità degli insegnamenti della Chiesa e della teologia a proposito delle questioni del matrimonio e dei sacramenti riguardo al matrimonio”; si dovrebbe quindi diffondere “una certa coscienza storica dei cambiamenti che ci sono stati nel corso dei secoli sui temi di cui stiamo parlando, di carattere disciplinare o dottrinale”. Così padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, in merito alla comunione ai divorziati risposati. Sul tema, ha riferito il portavoce vaticano, “alcuni, pochi e precisi erano su una posizione negativa, pur inquadrandolo nel contesto di una attenzione della Chiesa per tutti coloro che si trovano in situazioni difficili”. Da qui la necessità, nel terzo millennio cristiano, di “trovare i modi di far sentire la vicinanza e l'attenzione della Chiesa”.

“Come coniugare verità e misericordia”, per i divorziati risposati, è stato il tema di alcuni interventi di lingua tedesca, sintetizzando questa parte del dibattito con l’espressione “disciplina flessibile”. Qualcuno dei padri, a proposito dell’esercizio della misericordia, ha fatto notare che “la differenza tra peccato e peccatore, tra privato e pubblico non funziona più”, auspicando di cercare sul piano pastorale soluzioni che evitino “gli estremi del non fare niente o fare tutto”. La preoccupazione dell’evitare il “tutto o niente”, facendo ricorso alla “creatività”, è stata al centro anche dei gruppi linguistici anglofoni, mentre nei Circoli Minori di lingua francese si è proposto per le “situazioni irregolari” di “chiedere ai vescovi diocesani un accompagnamento personalizzato, partendo dall’indissolubilità del matrimonio”. “Non è possibile separare la dottrina dalla pastorale”, l’orientamento dei padri di lingua spagnola.

Lunedì mattina è cominciato il lavoro dei Circoli Minori sulla seconda parte dell’Instrumentum laboris, mentre giovedì comincia il dibattito sulla terza parte.

Nel dibattito tra i padri sinodali rispetto alla prima parte dell'Instrumentum Laboris, ha trovato ampio spazio di discussione la “teoria del gender”. Nel Circolo di lingua italiana moderato dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, si è chiesto di mettere “più chiaramente in luce il carattere ideologico” della “teoria del gender”, offrendo alle famiglie “un aiuto per riprendersi il loro originario diritto all’educazione dei figli nel dialogo responsabile con gli altri soggetti educativi”. Tra i temi affrontati dai padri sinodali, anche la richiesta di una maggiore attenzione alle versp le famiglie che migrano (“che richiedono un’ulteriore e speciale generosità della comunità di fede e dei governi”), alle famiglie “marginalizzate”, “escluse”, e a quelle che hanno a che fare con “problemi sociali come alloggi inadeguati, disoccupazione, abuso di droghe”.

“L’unico modello di famiglia che corrisponde alla dottrina della Chiesa è quello fondato sul matrimonio tra uomo e donna”, ha ricordato il Circolo minore di lingua italiana moderato dal card. Francesco Montenegro. Un appello al “realismo pastorale” è venuto anche dal Circolo italiano moderato dal card. Edoardo Menichelli, in cui i padri hanno ricordato tra l’altro che “la pari dignità fra uomo e donna ha radici evangeliche”. Di qui la necessità di rilanciare “la realtà della donna e del suo ruolo all’insegna della reciprocità valorizzando l’uguaglianza e la differenza, evitando eccessi e unilateralità”, evitando però “i limiti di un femminismo all’insegna della sola uguaglianza che schiaccia la figura della donna su quella dell’uomo e i limiti di quello all’insegna della sola differenza che tenta di allontanare le identità uomo-donna”.

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