22 maggio 2022 – Domenica VI di Pasqua C
At 15,1-2.22-29; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Gv 14,23
Stimolati dalle letture domenicali, approfondiamo il rapporto esistente tra la dimensione storica visibile della Chiesa e la dimensione ultra storica della Chiesa, quella dimensione verso la quale tutta la Chiesa tende e cammina come popolo pellegrinante di Dio (Lumen Gentium, VII).
La prima lettura, tratta dagli “Atti degli Apostoli”, sottolinea in modo molto forte la dimensione storica della Chiesa primitiva, esemplare per la Chiesa di ogni epoca. Gli Atti fanno riferimento al primo concilio della Chiesa, quello di Gerusalemme, mettono in luce strutture organizzative, dibattiti interni alla primitiva comunità cristiana, parlano di elezioni, di incarichi istituzionali ed anche di incarichi abusivi. La Chiesa in quanto istituzione risalta come una realtà in profondo ascolto dello Spirito e interessata a quella che oggi si chiama l’inculturazione del Vangelo. L’istituzione Chiesa si manifesta in questo testo come una istituzione a servizio dell’annuncio evangelico e della comunione tra persone (e popoli) di culture diverse, nell’adesione all’unico Cristo Salvatore.
La seconda lettura, tratta dall’Apocalisse ci mostra invece la Gerusalemme del Cielo, cioè la Chiesa (e l’umanità) nella sua dimensione trascendente e definitiva, quella nella quale la storia è ormai assunta nell’eternità di Dio. È una Chiesa inserita in un cosmo rinnovato che ha ormai come proprio centro visibile Dio stesso, è priva di quelle mediazioni necessarie alla dimensione terrena ma superflue lì dove la visione di Dio è immediata: «In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (Ap 21,22-23).
L’unità tra queste due dimensioni, quella della Chiesa pellegrinante sulla terra e quella della Chiesa gloriosa nel Cielo è data dalla presenza dello Spirito Santo dentro la Chiesa. È lo Spirito Santo il garante della continuità tra le due dimensioni dell’unica Chiesa di Dio. È inoltre elemento di continuità la dimensione personale della comunione con Dio: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). La presenza e l’azione dello Spirito in ogni credente che ama Gesù già in questa vita terrena, ci introduce in un rapporto di amore personale col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo; ma è nella gloria della Gerusalemme celeste che questa comunione si farà piena e definitiva.
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