15 maggio 2022 – Domenica V di Pasqua
At 14,21-27; Ap 21,1-5; Gv 13,31-35
«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». Gv 13,34
Come nasce la Chiesa, come cresce e si sviluppa, qual è il suo destino, la sua meta finale? Va anzitutto riconosciuto che la Chiesa nasce e cresce per iniziativa divina: perché alla base di tutto troviamo un comandamento di Gesù, perché la Parola di Dio ha una forza sua propria e una sua propria capacità di realizzarsi. Paolo e Barnaba riconoscono infatti che è Dio ad operare tramite loro e ad aprire ai pagani la porta della fede (At 14,27). L’autore dell’Apocalisse vede la nuova Gerusalemme (immagine tipo della Chiesa e dell’umanità rinnovata dalla Pasqua di Gesù) scendere dal cielo, cioè vede che la Chiesa è dono ed opera di Dio (Ap 21,2). Gesù nel vangelo secondo Giovanni pronuncia una parola efficace quando dona agli apostoli riuniti nel Cenacolo il comandamento dell’amore reciproco come segno distintivo del nuovo popolo di Dio: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34).
Accanto a questa iniziativa divina e già compresa in essa si coglie però subito anche una componente di cooperazione e partecipazione umana. Se Gesù dà un mandato agli apostoli ciò significa che essi devono fare la loro parte. Illuminante è allora la prassi della prima comunità cristiana esemplificata nel libro degli “Atti degli Apostoli”: Paolo e Barnaba sono tutt’altro che inattivi. Essi percorrono letteralmente mari e monti per seminare il Vangelo: predicano, fanno catechesi, incoraggiano, istituiscono ministeri e ministri dentro le comunità cristiane, delegano a loro volta secondo il criterio della corresponsabilità, della collaborazione, in obbedienza allo Spirito e fedeli alla logica dell’incarnazione. Come il Figlio di Dio si è fatto carne in Gesù di Nazaret per opera dello Spirito Santo, così ora per opera dello stesso Spirito Santo perpetua la sua presenza nella storia per mezzo di quel suo vero corpo che è la Chiesa, con le sue varie membra e articolazioni. L’iniziativa divina e l’azione umana si intrecciano in modo strettissimo ed indissolubile.
Quanto al senso finale e al destino della Chiesa, esso ci viene illustrato soprattutto nell’Apocalisse. Far parte della Chiesa significa entrare in quel rinnovamento cosmico, relazionale ed esistenziale sintetizzato attraverso i simboli dei cieli nuovi e della terra nuova, attraverso l’immagine delle nozze tra la nuova Gerusalemme ed il Cristo, attraverso le espressioni di consolazione piena e di pieno superamento di tutto ciò che è dolore, sofferenza e morte.
Tutto questo ci riguarda da vicino e in modo personale. Anche noi, vivendo il comandamento dell’amore fraterno siamo inseriti nella comunione dell’amore trinitario, impegnandoci nel corpo ecclesiale per la salvezza del mondo partecipiamo al suo pellegrinaggio nella storia, e condividendo la mensa eucaristica stiamo già partecipando al banchetto delle nozze dell’Agnello nella nuova Gerusalemme.
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