Un’analisi dell’enciclica Laudato Si, senza nascondere la difficoltà concreta di coniugare la realtà economica con le istanze della Dottrina sociale
L'intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta, la critica al nuovo paradigma tecnocratico e alle diverse forme di potere che derivano dalla tecnologia, il valore proprio di ogni creatura, il senso umano dell'ecologia, la necessità di dibattiti sinceri e onesti, la grave responsabilità politica internazionale e locale, la proposta di un nuovo stile di vita oltre la cultura dello scarto. Sono questi i temi fondamentali dell'enciclica sociale di papa Francesco, temi evidenziati con passione dal vicario generale della diocesi sorella di Bolzano-Bressanone, il teologo morale don Michele Tomasi, al Convegno nazionale della Fondazione Centesimus Annus che si è tenuto alle Albere sabato scorso.
“Di ogni enciclica siamo tentati di prendere ciò che piace” ammoniva il presidente Domingo Sugranyes Bickel: di qui l'ambizioso obiettivo degli organizzatori di offrire una lettura a più voci, teologica, economica e filosofica. Una lettura ancora parziale (fondamentali sono anche quella ecologica, sociologica, politica, pedagogica, pastorale …) di un testo che appartiene di diritto al magistero sociale della Chiesa (LS 15) e che la Fondazione ha analizzato con rigore di fronte a imprenditori e studiosi di economia e finanza.
Come coniugare la realtà economica con le istanze dell'enciclica? Come far acquisire la consapevolezza che l'impresa sociale sia un dovere morale? Sono solo alcune delle domande dall'assemblea, forse rimaste nell'aria (perché di difficile realizzazione, come emerso anche dalla tavola rotonda con gli imprenditori moderata da Alberto Quadrio Curzio), ma di sicuro il sasso è lanciato e forte è l'intenzione di raccoglierlo dal momento che si tratta di obiettivi che stanno alla base della Fondazione stessa.
È vero che lo spirito e le parole della Laudato Si' non trovano alcun aggancio con l'economia “main stream” di oggi – spiegava Roberto Zoboli, ordinario di politica economica alla Cattolica di Milano – ma occorre ricordare come, proprio a partire da questi anni di crisi, sia ripreso il dibattito sullo sviluppo e le misure di benessere e così pure quello sul cibo come diritto umano fondamentale. Temi di straordinaria importanza economica alla stregua delle politiche sul clima che vedranno l'inizio a fine novembre della Conferenza delle Parti a Parigi (COP 21). “Il clima ci sfida sull'innovazione tecnologica finalizzata e sui cambiamenti comportamentali” dice l'economista sulla stessa lunghezza d'onda del teologo che parla, come papa Francesco e i suoi predecessori, di “conversione ecologica” (LS 217).
Non si tratta allora di aggiungere qualcosa alle nostre attività e neppure stilare una serie di regolette pratiche cui attenersi, concludeva don Tomasi (che nel suo curriculum registra anche una laurea alla Bocconi), ma siamo chiamati ad un'autentica conversione nei confronti del creato e dei fratelli: “la persona non resta un concetto astratto, ma assume il volto del povero”. Solo in questo modo la nostra fede (l’orizzonte che ci fa vedere il mondo aperto alla trascendenza) potrà incarnarsi in scelte coraggiose e il “discernimento” ci aiuterà a cogliere sempre cosa c'è di valido e a individuare le vie da percorrere in un continuo “dialogo cordiale” con i saperi, esperienze e vissuti. E il principio di bene comune – come ricorda l'enciclica – non può che trasformarsi in appello alla solidarietà e in opzione preferenziale per i più poveri (LS 158).
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