Esercizi di distanza e di bene comune

Gli attori in scena per “Esercizi di distanza”

Pure la Festa della Liberazione quest’anno ci è parsa prigioniera, avvolta nel fumo delle bombe sull’Ucraina. E il loro fragore lontano andrà ad oscurare anche il concertone del Primo Maggio. Eppure in questo tempo ancora pasquale non possiamo lasciarci rubare la speranza. Può esserne segnale il vagito della neonata Mia, figlia di una rifugiata di Kiev, accolta ad Andalo in una casa della parrocchia. Oppure, il viaggio cooperativo di Samantha Cristoforetti nello spazio, dove la guerra non può (per ora) arrivare.

Ma altri due eventi a Trento ci parlano di fiducia: lo spettacolo teatrale “Esercizi di distanza” andato in scena giovedì 21 aprile per iniziativa di Cooperativa Villa Sant’Ignazio e Il funambolo e poi l’assemblea studentesca cittadina dal titolo “Rea-Genti: abbiamo voglia di agire” che mercoledì 27 aprile ha coinvolto ben dodici istituti in una concreta scuola… di cittadinanza.

Li raccontiamo, cercando di lasciar parlare gli interpreti. Sul palco del Teatro Cuminetti, gremito finalmente di spettatori uno accanto all’altro, cinque attori hanno costretto il pubblico a prendere le (giuste) distanze dall’esperienza biennale della pandemia: a non rimuoverla, archiviandola e quindi sprecandola, ma anche a non farsene travolgere, cogliendovi solo le valenze più drammatiche e negative. Ci hanno aiutato la voce del regista-autore Guido Laino, grillo parlante della nostra coscienza, ma anche le primitive e toccanti illustrazioni realizzate dal vivo da Nadia Groff, proiettate anche dentro i nostri ricordi. Ma ad un certo punto l’empatica protagonista Marta Marchi (stimolata dalla “visite” di Marco Degasperi e Federica Poli) ha lasciato salire sul palco anche la voce-suggerimento degli spettatori, chiamati dalla sala a esclamare una parola che potesse sintetizzare e forse anche esorcizzare le emozioni provate durante l’isolamento della pandemia, un’esperienza descritta efficacemente come vivere in un mondo dentro un altro mondo. Abbiamo già dimenticato tutto?

Evidentemente no, come hanno fatto emergere alcune storie evocative inserite nello spettacolo e anche le testimonianze di alcuni ospiti e operatori di Villa Sant’Ignazio che sono intervenuti spontaneamente al termine dello spettacolo. Già, perché dopo un’ora e un quarto le luci si sono alzate e – come non avveniva dai tempi dei migliori cineforum – si è sviluppato con l’aiuto del facilitatore Andreas Fernandez un vivace e costruttivo dibattito. Che ci ha lasciato dentro la consapevolezza di dover proseguire altri esercizi di (sana) distanza per valorizzare quanto vissuto durante il lockdown ma anche per essere coerenti con le promesse di allora.

È stato anche un ottimo esercizio di distanza la convocazione che i rappresentanti di dodici istituti cittadini hanno rivolto alle loro scuole: “Abbiamo voglia di agire?” la domanda sotto il titolo Rea-Genti, diffusa come un invito ad una ripresa di iniziativa, ad un protagonismo concreto che alcuni hanno espresso con interventi ecologici e arredo urbano d’intesa con il Comune (vedi pag. 10), ma anche con confronti in microconferenze tematiche: “Non solo parlare di cambiamento, ma anche rendersi autori dello stesso”. Un programma condiviso, attento a sfruttare le connessioni fra realtà locali e globali (i ragazzi hanno molto da insegnare in questo) ma anche ad abbattere qualche piccolo storico “muro sociale” (come l’hanno definito) come quello fra licei, istituti tecnici e professionali. Ecco quindi le visite reciproche fra classi “ospiti” e classi “Erasmus” in un altro esercizio di conoscenza, veicolo di comprensione.

Due eventi-simbolo che racchiudono l’alfabeto dell’accoglienza, della riflessione, del bene comune. Abbiamo tutti bisogno di questi salutari esercizi, quasi una riabilitazione.

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