La cura del creato non è un optional

Istituita dal Papa per “offrire il nostro contributo alla crisi ecologica che l’umanità sta vivendo”

Con un'altra delle sue “sorprese” Papa Francesco lo scorso 6 agosto ha annunciato la sua decisione di istituire, in data 1° settembre, la Giornata Mondiale per la cura del Creato.

In una Lettera, indirizzata ai cardinali Peter Kodwo Appiah Turkson e Kurt Koch, presidenti rispettivamente dei Pontifici Consigli di “Giustizia e pace” e dell’“Unità dei cristiani” spiega il perché: “per offrire il nostro contributo al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo”.

“La crisi ecologica ci chiama ad una profonda conversione spirituale: i cristiani sono chiamati ad una ‘conversione ecologica’ che comporta il lasciare emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda”, perché, continua Papa Bergoglio citando l’enciclica Laudato Si’(217), “vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana”. Una Giornata che diventa allora una "preziosa opportunità" per chiedere perdono dei "peccati commessi contro il mondo in cui viviamo".

E non un invito individuale, ma carico da una parte di una forte, e significativa, valenza ecumenica (“condividendo con l’amato fratello il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I le preoccupazioni per il futuro del creato ed accogliendo il suggerimento del suo rappresentante, il Metropolita Ioannis di Pergamo”) e dall’altra di una grande apertura al mondo laico, al mondo della politica e di quanti hanno in mano le chiavi per cambiare le cose attraverso scelte diverse (e lo sguardo è rivolto alla prossima riunione ONU sul cambiamento climatico prevista in autunno a Parigi).

Per trovare un caso analogo occorre tornare al 1° gennaio 1968, 1° Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace istituita da Paolo VI: “una proposta – scriveva Papa Montini – che non intende qualificarsi come esclusivamente nostra, religiosa cioè cattolica; essa vorrebbe incontrare l'adesione di tutti i veri amici della pace, come fosse iniziativa loro propria”.

“Viviamo in un tempo in cui tutti i cristiani affrontano identiche ed importanti sfide, alle quali, per risultare più credibili ed efficaci, dobbiamo dare risposte comuni” scrive Francesco: di qui non solo la celebrazione in concomitanza con i fratelli ortodossi, ma anche l’auspicio che la Giornata possa essere condivisa anche con il Consiglio Ecumenico delle Chiese e dagli Organismi internazionali.

Una Giornata per la Chiesa universale che si va ad aggiungere alla celebrazione istituita nel 2006 dai vescovi italiani che nel mese di giugno avevano pubblicato il loro 10° Messaggio a firma dei presidenti della Commissione per i Problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace (Filippo Santoro) e quella per l’Ecumenismo e il Dialogo (Bruno Forte) dal titolo “Un umano rinnovato per abitare la terra”, una sintesi tra la Laudato Si’, il prossimo 5° Convegno Ecclesiale Nazionale (“In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”, Firenze 9-13 novembre 2015) e il Giubileo della Misericordia che prenderà il via l’8 dicembre (un momento significativo il 5 settembre con un Convegno all’EXPO).

Il Messaggio indica la volontà di riscoprire una “sapienza dell’umano, capace di amare la terra, per abitarla con sobria leggerezza”. “Un creato da gustare in tutta la sua bellezza ed in rendimento di grazie, da abitare con coraggio, sobrietà e in solidarietà con i poveri, entro la grande comunione delle creature, spazio da abitare nella pace, coltivandolo e custodendolo, per costruirvi una vita buona condivisa”.

Forte l’appello ad “un forte impegno del Governo italiano, per un accordo di alto profilo, che garantisca un futuro sostenibile al clima planetario. Contribuire a tale impegno significherà anche per l’Italia rafforzare la sostenibilità dell’economia, privilegiando sempre più le energie rinnovabili e potenziando l’ecoefficienza, offrendo così anche nuove opportunità di lavoro”.

Da parte sua la Chiesa si pone alla scuola della Laudato Si’: una Chiesa “che sa uscire da ambiti ristretti, per assumere il creato tutto – anche nelle ultime periferie – come orizzonte della propria missione e della propria cura”.

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