Il 22 dicembre 2012 moriva a Stresa, a 90 anni, padre Alfeo Valle, profondo studioso di Antonio Rosmini. Aveva trascorso si può dire l’intera vita – 75 anni – nell’Istituto della Carità, fondato dal beato filosofo nel 1828. Originario di Mezzomonte di Folgaria, aveva giocato negli anni Settanta un ruolo importante nella congregazione religiosa. Fu infatti a padre Valle che venne affidato l’arduo compito di ricercare il carisma originario nelle Costituzioni e nelle Regole dell’Istituto rosminiano, per ‘traghettarlo’ verso il futuro nel difficile periodo post conciliare.
Il Vaticano II, infatti, nel rinnovamento della vita religiosa, invitava gli ordini a rifarsi da un lato alla “primitiva ispirazione” dei loro fondatori e dall’altro ad adattarsi “alle mutate condizioni dei tempi”. E padre Alfeo ci riuscì. Alla sua figura è dedicato il recente libro “Alfeo Valle – Il rosminiano, lo studioso, il promotore di cultura”, curato da Mario Pangallo (Edizioni Osiride), voluto dall’Accademia roveretana degli Agiati, che ha annoverato l’esimio studioso tra i suoi soci, e la Biblioteca rosminiana. Il testo è stato presentato in un incontro pubblico, tenutosi lo scorso 23 giugno presso Casa natale Rosmini, a Rovereto. Al suo interno, sono inoltre riportate le relazioni del rosminiano Domenico Mariani e del prof. Nicola Ricci, docente all’Istituto di scienze religiose della Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, esposte in un convegno in ricordo di Alfeo Valle – da cui ha preso il titolo il libro – tenutosi a Rovereto nell’aprile 2013.
Non solo la diligenza e la perseveranza nello studio, ma la testimonianza personale di padre Alfeo nel vivere le norme religiose, ha fatto affermare al compianto padre Mariani che “padre Valle era la regola vivente”. A Rovereto, dove visse per vent’anni, Valle fu promotore di cultura, operando con la sua modestia ‘dietro le quinte’, non amava infatti il palcoscenico: avviò anche la Biblioteca rosminiana presso Casa natale Rosmini, facendola inserire nel circuito delle biblioteche trentine.
Il libro, di 122 pagine, se da un lato è particolarmente utile agli studiosi, per la bibliografia dei 220 scritti di don Valle dal 1957 al 2005, dall’altro può essere letto con piacere anche da chi desidera spunti di spiritualità rosminiana. Vi sono infatti riportati alcuni stralci delle costituzioni e della regola dell’Istituto della Carità, che, sebbene il Rosmini scrisse per i suoi religiosi, per alcuni insegnamenti potrebbero essere benissimo vissuti da qualsiasi battezzato. Si fa poi un sintetico confronto con quelle dei Gesuiti, scritte da Sant’Ignazio di Loyola, da cui il Rosmini attinse per preparare le sue. Ma il filosofo roveretano vi aggiunse delle novità, che costituiscono il carisma rosminiano. Interessante ad esempio vedere come il Rosmini considerava “sante” anche le cose materiali, invitando i membri del suo Istituto a non rovinarle per incuria, poiché sarebbe un atteggiamento “sconveniente a poveri”.
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