“Cristiano è chi sa accogliere, la Chiesa è la casa dell'ospitalità”
Ci vorrà del tempo per approfondire il bilancio di questo IX Pellegrinaggio Apostolico di Papa Francesco, in Sudamerica. Il viaggio ha toccato Ecuador, Bolivia e si è concluso in Paraguay con tre eventi importanti: l'incontro con gli abitanti delle baraccopoli “Banado Norte”, il raduno con i giovani e la Messa conclusiva ad Asunción, con 2 milioni di fedeli come peraltro era già accaduto in Ecuador e Bolivia.
Nei suoi discorsi – 22 quelli ufficiali – il Papa ha affrontato gli insegnamenti del magistero della Chiesa, indicando ad ogni paese una specifica direzione, ma è intervenuto anche su questioni rilevanti dal punto di vista socio-politico ed economico. Francesco ha sottolineato l'urgenza di un cambiamento del sistema globale che impone la logica del profitto ad ogni costo, ha parlato di un'“economia comunitaria, di ispirazione cristiana”, la cui misura dev’essere la dignità integrale dell’essere umano, soprattutto quello più vulnerabile e indifeso”; facendosi voce dei poveri e degli esclusi, ha ribadito il suo “no” al colonialismo vecchio e nuovo, che genera “violenza, povertà, migrazioni forzate e tutti i mali che abbiamo sotto i nostri occhi”, sottolineando la necessità che fraternità, giustizia e pace siano parole concrete. La Chiesa stessa, secondo Francesco, deve collaborare alla costruzione di “una società equa e inclusiva”. Essa insegna a passare da una logica di chiusura e oppressione, alla logica dell’accogliere, del ricevere, del prendersi cura, sulla “via della misericordia” aperta da Cristo. “La Chiesa è la casa dell'ospitalità, anche per chi non la pensa come noi”, ha detto nell'ultima omelia al parco di Ñu Guazú.
Sull'aereo del ritorno, come ormai è consuetudine, Francesco ha tenuto una conferenza stampa. Alla domanda di un giornalista francese circa l'incontro con i movimenti popolari dei cartoneros e dei campesinos che lottano contro l'”esclusione”, movimenti considerati troppo “laici”, e sulla disponibilità della Chiesa a seguire il suo esempio, ha risposto affermando: “Sono io che seguo la Chiesa. Semplicemente predico la dottrina sociale della Chiesa. Non è la mano tesa ad un nemico, non è un fatto politico, è un fatto catechetico”. Ha poi aggiunto che sostenendo i movimenti popolari “la Chiesa non fa un'opzione per l'anarchia”.
Mentre sorvolava l'oceano Francesco ha affrontato problemi internazionali di grande attualità, quali la crisi greca e il ruolo della Santa Sede per riavvicinare Cuba e Usa. Sull'energia necessaria per l'impegno di questo grande viaggio, il Papa ha osservato che “il mate aiuta, ma non ho assaggiato la coca”. In molti infatti hanno ricamato sul dono del presidente della Bolivia Evo Morales di una chuspa, un borsello confezionato a mano da tenere appeso al collo, contenente delle foglie di coca da masticare, d'uso comune fra la gente andina che vive a 4 mila metri di altitudine, per combattere i vari disturbi connessi con questa condizione di vita. Come pure hanno fatto il giro del mondo le immagini dell'omaggio, sempre da parte di Morales, di un artistico crocifisso con falce e martello che il Papa ha portato con sé, “per nulla offeso”, avendolo considerato “una forma di arte di protesta”. Fra l'altro risultava ideato dal padre gesuita Luis Espinal, missionario spagnolo ucciso nel 1980 dai militari durante le battaglie in sostegno ai minatori. Le altre onorificenze ricevute, Bergoglio le ha donate al santuario della Madonna di Copacabana.
Lascia una recensione