La missionarietà unisce

All'insegna dello scambio fra Estremo Oriente e Occidente il tour trentino di mons. Charles Maung Bo, cardinale di Myanmar, arcivescovo di Yangon

“Carissimo mons. Bressan, cari fratelli e sorelle, giovani e bambini dalla terra d'oro, porto il saluto a voi nella terra dei Santi, grandi missionari uomini e donne di grande fede”.

Sono le prime parole del cardinale mons. Charles Bo nell'omelia in Cattedrale a Trento al pontificale per il patrono san Vigilio, subito seguite da un “buongiorno” che ha provocato l'applauso delle centinaia di fedeli presenti. Mons. Luigi Bressan aveva espresso all'inizio della Messa il benvenuto come rappresentante di una Chiesa missionaria, con una storia di 500 anni alle spalle, espressione tuttavia di “un'attività giovanile di servizio al popolo di Dio”. Fra Bo e Bressan c'è stato anche uno scambio di doni. La Messa solenne ha visto la partecipazione dello stesso Bressan e del vescovo trentino di Lima mons. Adriano Tomasi, dei canonici, di più di cento sacerdoti diocesani e religiosi, e delle confraternite della città, è stata presieduta dal primo rappresentante della Birmania nel Collegio cardinalizio, nominato a gennaio da Francesco. Con lui e con l'episcopato birmano, Bressan ha condiviso alcuni anni di servizio pastorale in terra di missione in Estremo Oriente come amministratore e nunzio apostolico. Un legame che si è consolidato, grazie all'aiuto della Chiesa locale ad alcuni progetti in campo scolastico e sanitario, proposti dallo stesso BO, latore tra l'altro di una lettera sottoscritta dai 18 vescovi birmani per attestare la loro gratitudine e il legame spirituale con Trento. Ad accogliere il prelato una folla di fedeli che da tempo non si vedeva in Duomo, molti dei quali giunti anche dalle valli, specie dalle parrocchie dove si venera San Vigilio e un concerto di trombe, d'organo e della corale da far tremare la Basilica. Centinaia di persone si sono unite alla processione che dalla Chiesa di San Pietro ha percorso le vie del centro cittadino raccogliendosi poi nelle tre navate con le autorità civili e religiose e con i rappresentanti dell'Ordine del Santo Sepolcro.

Anche quest'anno il sindaco di Trento Alessandro Andreatta ha donato a nome della città l'olio per la lampada sempre accesa davanti all'urna delle reliquie di Vigilio (355-405), terzo vescovo della diocesi, venerato come martire della fede definito da Bo dotato di “uno zelo senza confini”, mentre il suo lavoro di evangelizzazione “rimane ineguagliabile nella storia della missione della Chiesa”. Si è poi detto “evangelizzato dai missionari italiani”, venuto “a nome dei cattolici di Myanmar” per ringraziare i trentini, per “il grande dono dei vostri missionari”. Ben sette, tre sacerdoti e quattro religiose, hanno dato la loro vita nel suo Paese, tra questi ha citato padre Domenico Tarolli (1797-1882), annunciando la visita ai suoi parenti delle Giudicarie (vedi pag. 23) che s'avventurò “nella fitta foresta”, raggiungendo da solo il villaggio di Thazin Gone, muovendosi verso Myaungmya, regione infestata dalla malaria, dove ha trascorso il resto dei suoi anni aprendo nuove missioni, subendo arresti da parte dei sovrani del luogo, e padre Antonio Zeni di Spormaggiore (1900-1938), morto di malaria con altri 20 confratelli del Pime e dei Salesiani e suore di Maria Bambina, come suor Scolastica che ha trascorso 40 anni nei lebbrosari e suor Benedetta Zanol, entrambe morte di lebbra. Alla fine – ha raccontato – il Signore ha benedetto Tarolli che ”finì col diventare l'ambasciatore di pace per conto del re di Birmania”. Parlando con Bressan ha confidato il proposito di avviare la pratica di beatificazione del missionario. “Oggi – ha poi aggiunto – quella vigna dei servi fedeli sta dando centinaia di frutti”. Sono circa 800 mila i cattolici, l'1% circa della popolazione Birmana (50 milioni di abitanti per lo più buddisti) strutturata in 7 gruppi etnici principali e 135 minori. La Chiesa locale conta 16 diocesi con più di 1.300 suore, 800 sacerdoti, 18 vescovi, diverse congregazioni pontificie e quattro femminili locali che si dedicano ai poveri, grazie anche a 16 Centri Caritas. Il cardinal Bo ha voluto rendere note anche alcune testimonianze inedite dei sette anni di Bressan trascorsi in Birmania, “difficilissimi” quando il potere decise di annientare la Chiesa cattolica, mentre la “Provvidenza attraverso Bressan ci ha protetto”, “camminando con loro”, “incoraggiandoci ad essere discepoli di Gesù”. “E anche quando – ha affermato – sono stato costretto a diventare pastore di alcune delle povere diocesi di Myanmar, mi guidava e mi incoraggiava come un Padre amoroso”, aggiungendo infine: ”Abbiamo un Papa il cui cuore batte con compassione per i poveri e i sofferenti. Stiamo per iniziare l'Anno della misericordia ed io, che provengo da un paese buddista dove la misericordia e la compassione sono attributi divini, sono venuto qui come pellegrino di misericordia e di compassione”. In questa veste, dopo aver partecipato ai festeggiamenti in Piazza Duomo e alla distribuzione del pane e del vino di San Vigilio, un tempo riservati proprio ai pellegrini, ha voluto visitare i confratelli salesiani, di via Barbacovi concelebrando nella chiesa di Maria Ausiliatrice, lui che sin da piccolo, orfano e povero, è stato allevato da questa comunità e accompagnato agli studi superiori e nella sua scelta vocazionale. Si è incontrato poi con i sacerdoti trentini a Sanzeno (vedi pag.19), ringraziare a Torbole alcuni benefattori e partecipare infine il 28 giugno ai festeggiamenti per San Vigilio a Zelarino, un quartiere periferico di Venezia dove le Feste Vigiliane durano una decina di giorni.

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