Ora che la fine della stagione fredda è vicina, gli animali cominciano a uscire dalle loro tane: tra questi ci sono anche gli orsi del Parco Naturale Adamello Brenta, ma anche marmotte, tassi, scoiattoli, chirotteri (altrimenti chiamati pipistrelli).
Non tutti affrontano l’inverno nello stesso modo. “Le diverse specie adottano strategie peculiari per affrontare l’inverno, dal letargo, o ibernazione, alle migrazioni – ricorda Andrea Mustoni, biologo e zoologo responsabile dell’Unità di Ricerca scientifica del Parco Naturale Adamello Brenta, fra i protagonisti del progetto Life Ursus -. Generalmente le specie che vanno in letargo hanno in comune la ricerca di un sito riparato e che mantenga stabili la temperatura e l’umidità, dove addormentarsi, minimizzando la dispersione di calore”.
Qual è l’effetto del cambiamento climatico sul letargo? Non sono ancora disponibili dei dati scientifici che consentano di valutarlo, ma “l’impressione è che i periodi di riposo durino un po’ meno”, sottolinea Walter Ferrazza, presidente del Parco, che aggiunge: “Sappiamo che anche in condizioni normali, in tutto l’Arco Alpino, i comportamenti degli animali sono influenzati dal clima ed è plausibile che succeda anche ora, specie in corrispondenza di inverni particolarmente miti”.
Nel Parco Nazionale d’Abruzzo, dove le temperature sono mediamente più alte che in Trentino, è noto che l’ibernazione degli orsi duri meno che sulle Alpi. Quel che succede all’arrivo della primavera, quando gli animali escono dalle loro tane, è che sono generalmente più magri. L’orso prima dell’ibernazione accumula molto peso corporeo; quando esce dalla tana, cerca subito cibo, spostandosi verso le zone dove ce n’è di più. Il più delle volte sono i maschi a compiere i percorsi maggiori, ma anche le femmine si possono spostare significativamente: Daniza, uno degli orsi di Life Ursus, per esempio, per ben tre primavere di seguito si è spostata dal Brenta meridionale fino alla Val di Pejo, dove era solita cibarsi di carcasse di animali – soprattutto ungulati – che non avevano superato l’inverno.
C’è poi, come si è detto, una differenza tra le varie specie interessate dal letargo: non tutte, infatti, “ibernano” allo stesso modo. Ecco come vanno in letargo orsi, marmotte, scoiattoli e chirotteri (pipistrelli).
Per l’orso si parla di “ibernazione”, cioè di sonno leggero, più che di letargo vero e proprio: nella prima decade di novembre, l’orso sceglie la tana in cui trascorrerà l’inverno, uscendone a marzo. Ci sono però delle situazioni in cui accade che l’orso si risvegli: ciò avviene quando è disturbato o quando la tana prescelta si rivela inadeguata, per esempio perché l’acqua filtra al suo interno. I giovani esemplari possono anche uscire per brevi periodi per avventurarsi alla ricerca di cibo, soprattutto negli anni poco nevosi. Le femmine di orso adulte, durante il periodo di ibernazione, partoriscono: anche per questo le madri con i cuccioli sono gli ultimi esemplari a lasciare le tane in primavera, preferendo mantenere i cuccioli per il periodo più lungo possibile in un luogo protetto.
La marmotta, invece, quando va in letargo ci va sul serio: il suo è un sonno profondo, un “vero” letargo. Questa specie vive a quote più alte dell’orso, dove le condizioni climatiche sono più dure e impongono di minimizzare la dispersione di calore. Ecco quindi che in autunno le marmotte si infilano nelle tane utilizzate durante l’estate e si addormentano per risvegliarsi in primavera, a volte dovendo anche scavare dei tunnel nella neve che le ricopre. Un sonno talmente profondo, quello delle marmotte, che in passato, soprattutto durante gli inverni poco nevosi, gli uomini cercavano le loro tane per sorprenderle, catturarle e cibarsene; una pratica diffusa non tanto in Trentino quanto nelle Alpi Occidentali.
Lo scoiattolo d’inverno dorme dorme per lunghi periodi. Si sveglia nelle giornate più calde per consumare una parte del cibo che ha accumulato nella dispensa. Simili alle abitudini dell’orso sono invece i comportamenti del tasso, che non cade in un letargo vero e proprio ma può rimanere all’interno della sua tana anche per alcune settimane o alcuni mesi di fila. Alcuni tassi sono stati individuati mentre portavano all’esterno della tana le foglie e il muschio, che fungono da giaciglio, per lasciarli asciugare al sole e successivamente riportarli all’interno.
I chirotteri, meglio conosciuti come pipistrelli, sulle montagne si cibano di insetti, la cui presenza in ambiente alpino crolla drasticamente durante l’inverno. I pipistrelli allora, per sopperire alla carenza di cibo, cercano riparo in grotte, anfratti o sottotetti, dove trascorrono l’inverno pressoché immobili.
Perché alcuni animali vanno in letargo e altri no? Non esiste una risposta definitiva a questa domanda. In questo come in altre situazioni, specie diverse adottano strategie differenti per sopravvivere ai rigori dell’inverno. Alcune specie di uccelli migrano alla ricerca di condizioni climatiche migliori, alcuni mammiferi vestono una pelliccia significativamente più folta e riducono gli spostamenti per non sprecare energie, in molti accumulano peso durante il periodo autunnale, nella speranza che basti a raggiungere la primavera e così via.
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