“I conti non tornano. Se l’intervento provinciale contro il caro bollette interessa 50mila famiglie e non a tutti verrà garantita la quota massima di 400 euro una tantum, il beneficio a favore delle famiglie rischia di costare anche meno di 15 milioni di euro, lontanissimi dai 40 milioni minimo che avevamo chiesto come organizzazioni sindacali ma distanti anche dai 20 milioni annunciati dalla Giunta. Insomma si deve fare di più per tutelare il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati”. Così Cgil Cisl Uil del Trentino per bocca dei segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti spronano la Giunta Fugatti a fare di più sul fronte della riduzione dell’impatto dell’impennata dei prezzi dell’energia, come richiesto ormai in un incontro a fine gennaio.
Non si tratta però di una chiusura al confronto, anzi. “La prossima settimana è in programma un incontro con la Giunta – spiegano Grosselli, Bezzi e Alotti -. Chiariremo con la Provincia i contorni dell’intervento cui sta lavorando la Giunta per capirne meglio la portata e la platea che deve coinvolgere anche nuclei senza figli e pensionati. Crediamo che si possa fare di più per aiutare le famiglie in questo delicato frangente, visto anche l’impatto che sta avendo l’invasione russa dell’Ucraina sui prezzi e sull’economia locali. Alla Giunta porremo anche altre questioni riferite all’energia e al sistema di welfare”.
Per Cgil Cisl Uil del Trentino infatti la questione energia ha bisogno di misure strutturali rivolte alla produzione di energia sostenibile, anche attraverso incentivi economici e normative urbanistiche capaci di rendere accessibili anche alle famiglie la diffusione nelle abitazioni private del fotovoltaico per esempio. I sindacati chiedono poi altre misure per i redditi più bassi. “Crediamo – ribadiscono i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino – che vada ripristinata la deduzione dell’addizionale Irpef fino a 20mila euro di reddito, che debbano essere garantite tutte le risorse attuali per l’assegno unico e che sia infine necessario indicizzare al costo della vita i benefici del welfare provinciale il cui valore è eroso dall’aumento del costo della vita. Ricordiamo che a gennaio il costo della vita è salito del 5,2% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Servono quindi anche misure strutturali a favore delle famiglie”.
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