Silvia e Sandra sono arrivate direttamente da Tavarnelle Val di Pesa, in Toscana, per ricordare Agitu Ideo Gudeta, l’imprenditrice agricola assassinata nella sua abitazione di Frassilongo il 29 dicembre 2020. Anche loro si sono messe in cammino, zaino in spalla, domenica 6 marzo. Quella mattina la Marcia dei Bruchi, organizzata dall’attivista per i diritti umani John Mpaliza, è partita dal pattinaggio di Canezza, frazione di Pergine, per raggiungere la casa di Agitu di Frassilongo, dove ancora campeggia la scritta “La capra felice”, il nome della sua azienda agricola.
“Conosciamo John Mpaliza dal 2019 – ci hanno raccontato Silvia e Sandra –, quando la marcia ‘Restiamo umani’ (organizzata per denunciare il clima di odio, paura e discriminazione che aleggiava in Italia in quel periodo, ndr) ha fatto tappa nel nostro paese. In un’altra occasione, invece, abbiamo incontrato Agitu e ne siamo diventate amiche: così oggi siamo qui per ricordarla”. A camminare per ricordare l’imprenditrice agricola, che in Etiopia si era impegnata per contrastare il land grabbing, l’accaparramento dei terreni a opera delle multinazionali, anche Marianna Moser e Boglarka, che hanno dedicato ad Agitu una passeggiata lungo il Fersina a un anno dalla morte.
Tra le persone partite da Canezza, però, ce n’erano anche alcune che non conoscevano personalmente l’imprenditrice agricola ma che sono state ispirate dalla sua storia che, come ha spiegato Mpaliza poco prima della partenza, si sposa con i valori della Marcia dei Bruchi, che accende i riflettori su pace, giustizia e diritti umani e si rivolge in modo particolare alle scuole. “Non avremmo potuto passare da queste parti senza ricordare una persona così importante – ha detto Mpaliza -, anche se le persone importanti, purtroppo, le valorizziamo solo quando non ci sono più. Persone che ci insegnano che il mondo non è fatto di muri ma di una solidarietà che va praticata ogni giorno”. Agitu, che Mpaliza ha definito “sorella”, era “una donna, un’imprenditrice ma anche un’attivista”. “Il messaggio di Agitu – ha aggiunto l’attivista per i diritti umani – dobbiamo ricordarlo in tutte le tappe che faremo, perché come tanti mi hanno detto lei non è stata solamente una persona di Frassilongo o della Valle dei Mòcheni: era attiva anche a Trento con il suo negozio e con i mercatini a cui partecipava”.
Un messaggio è arrivato anche dalla California. Beth, la sorella di Agitu, ha scritto per ringraziare del ricordo e della marcia ad Elisabetta Nardelli, responsabile del team produzioni trentine e del progetto sostenibilità di Trentino Marketing. “Il bruco non ci crede che si può trasformare in una farfalla – ha detto Marco Baino, educatore e organizzatore della marcia, che ha camminato con i trampoli e avvolto in uno scialle con i colori di una farfalla -, così come noi non conosciamo a fondo la capacità che avremmo di risolvere pacificamente i conflitti internazionali e locali attraverso organizzazioni come le Nazioni Unite. Ognuno – ha aggiunto – ha le sue abilità, e credo che la pace abbia bisogno proprio di questo. Agitu ci credeva, ci metteva energia e ha costruito tanto. Qualcuno dice che le farfalle vivono solo un giorno: però anche un solo giorno è qualcosa di lunghissimo”.
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