Migranti e rifugiati, chi fugge e ha solo se stesso come casa

In queste settimane in cui molti adulti si interrogano su cosa sta succedendo e cercano di darsi risposte, affrontando rabbia e paura, non si possono dimenticare i bambini: anche loro assistono alla drammaticità del momento e è importante stare loro vicino, rassicurarli, infondere loro fiducia, anche rispondendo il meglio possibile alle loro domande, magari scomode, ma fondamentali per dare un ordine a ciò che gli succede intorno. I bambini sentono, i bambini notano, i bambini partecipano della disperazione di tutte queste persone che vedono costrette ad abbandonare il loro paese per rifugiarsi altrove.

I bambini vogliono capire.

Per aiutarli si può leggere con loro I rifugiati e i migranti (Giralangolo, da 7 anni), che affronta in poche pagine incisive i tanti aspetti che riguardano la comprensione di chi è un migrante “chi parte per cercare una vita più felice e poter restare in salute, o per raggiungere i parenti, oppure perché ha bisogno di un lavoro”, e l’ancora più difficile concetto di rifugiato “a volte le persone devono lasciare la propria casa perché la guerra, una catastrofe naturale o il terrorismo rendono pericoloso restare”.

Con tono preciso, leggero e senza edulcorazioni, le spiegazioni in queste pagine partono da concetti chiari come la propria casa e la propria lingua, per poi passare all’idea di abbandonare questo posto sicuro portando con sé solo poche cose necessarie, perché non si parte per una vacanza e perché spesso lo si deve fare a piedi e senza sapere dove si arriva, senza scegliere dove andare. Chi parte per questi motivi lascia, abbandona, rinuncia a tutto ciò che è la sua vita, e per un tempo indefinito non avrà una casa, una lingua, le sue cose.

Chi fugge ha solo se stesso come casa, e solo lui, con le persone che fuggono con lui, ha modo di tenere vivo il ricordo della sua vita precedente con storie, ninne nanne, canzoni. Questo lo farà, in parte, sentire a casa, ma anche soffrire di tanta nostalgia. In questo cammino le persone sono sorrette dal desiderio di stare uniti alla propria famiglia e alla propria gente e di avere la fortuna di trovare un posto sicuro, accoglienza e umanità.

Questo libro aiuta a pensare a cosa significa avere una casa e a immaginarsi senza. A dover scappare sotto il peso della preoccupazione, della fatica fisica e psicologica, della paura. La paura di trovarsi da soli. Di non avere più la certezza di un adulto con sé che per un bambino significa avere qualcuno da seguire e di cui fidarsi, qualcuno che si occuperà di lui, che lo accudirà e rassicurerà.

Concetti duri che non si possono, però, ignorare. Concetti da affrontare con i bambini invitandoli a chiedere aiuto, a parlare con un adulto quando si sentono preoccupati e tristi per queste persone e per i fatti che hanno stravolto la loro vita e suggerendo loro di cercare anche di essere d’aiuto, di essere accoglienti: “se a scuola incontri un nuovo bambino che viene da un altro Paese, è importante farlo sentire benvenuto”.

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