C’è una crisi mondiale che inquieta ogni persona di buon senso. Non è detto, per fortuna, che sarà l’innesco della terza guerra mondiale, per quanto non manchino rischi in questa direzione, ma anche solo con le conseguenze di questa spaccatura dell’ordine mondiale (per approssimativo che fosse) ci aspettano anni non semplici. Ci vorrà infatti tempo per ricostruire un equilibrio internazionale e questo avrà ricadute sul sistema economico e a cascata sul sistema sociale e culturale.
In questo clima che fanno alcuni partiti italiani? Si concentrano nelle loro politichette a sostegno di questo o quel gruppo, ovvero clientela, e continuano ad illudere la gente che si possa uscire dalla contingenza critica con “ristori”, sostegni e quant’altro in grado di mantenere inalterata la situazione degli anni passati. Come? Da un lato evitando qualsiasi riforma che riveda quanto si è accumulato in decenni di non-governo e di demagogia, dall’altro invocando “scostamenti” di bilancio, cioè debiti che graveranno su una finanza pubblica già abbastanza devastata.
La concentrazione dell’attenzione pubblica sulla guerra in Ucraina distrae dal considerare le difficoltà nei lavori parlamentari per implementare le riforme. Emblematica l’impuntatura del centro destra, FI inclusa, per impedire di mettere mano al nostro sistema catastale. La storiella che con la sistemazione della mappatura degli immobili e la valutazione realistica del loro valore si introdurrebbe una “tassa patrimoniale” è un esempio di pura demagogia: in sé dopo aver stabilito il valore abbastanza oggettivo di un bene, solo un passo successivo decide “quanto” lo si deve tassare e a quel punto il tributo può essere benissimo portato ad un livello ragionevole in rapporto ai diversi usi del bene (di servizio, speculativo o altro). Una politica che sapesse fare il suo mestiere non dovrebbe concentrarsi ad agitare spauracchi, ma impegnarsi perché ci siano forme di tassazione equa a cui però tutti sono soggetti (il patrimonio immobiliare non censito secondo alcune stime in molte aree sfiora il 40%).
Del resto non è in discussione solo la questione del catasto, perché si cerca di impedire una revisione del sistema delle concessioni balneari (e più in generale della concorrenza), non c’è accordo sulla riforma fiscale, si litiga sulla riforma della giustizia. Sono tutti passaggi di riforme sulle quali ci siamo impegnati con la UE e dalla cui realizzazione dipende la regolare erogazione dei fondi che sosterranno il PNRR. è curioso che una parte della politica agiti l’allarme per l’incremento delle tasse, mentre parallelamente chiede si sostengano tutti i settori colpiti dalla crisi, andando dalle discoteche alle barche da pesca, dai camionisti agli utenti delle fonti di riscaldamento. Non ci vuole un algoritmo per calcolare che se con una mano vuoi distribuire denaro, con l’altra devi pur prelevarlo da qualche parte.
Naturalmente a chi è preoccupato di questa continua tensione del quadro politico che rischia di far saltare il governo Draghi si obietta che con il contesto di guerra in cui siamo immersi ciò si rivela impossibile. Il fatto è che la questione non può essere semplificata all’alternativa fra tirare avanti a qualche verso o mandare il paese a gambe all’aria. Tirare avanti alla bell’e meglio non è più possibile di questi tempi. Non solo perché l’Europa che deve affrontare nel suo complesso i costi della tensione internazionale deve intervenire anche sul piano finanziario e ciò comporterà problemi nella gestione delle risorse comunitarie che già si rivolgono per sostenere il Next Generation UE ai mercati dei capitali internazionali (i famosi “bond”). Anche perché comunque il nostro paese ha un debito pubblico più che notevole e per farlo stare in piedi deve anch’esso ricorrere al mercato finanziario, il quale non navigherà in acque felici con le turbolenze che stanno montando.
Tutto questo dovrebbe spingere i partiti a considerare attentamente le loro mosse. Non è con la rincorsa al consenso di un po’ di clientele che si salveranno in una competizione elettorale che sconterà nell’opinione pubblica le scosse trasmesse da una situazione internazionale pesante sommatasi ad un quadro post-pandemico la cui incidenza è ancora da misurare.
In una contingenza sempre più difficile la gente cerca delle guide affidabili, oppure in alternativa dei demagoghi che somministrino droga contro le sue paure.
Attentare alla credibilità delle prime porta in bocca ai secondi e davvero non ci sembra un esito auspicabile per nessuno.
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