Dall’8 marzo sarà promossa un’attività di sensibilizzazione all’autoesame del seno da parte dell’Unità operativa di senologia clinica e screening mammografico. Il tumore al seno, infatti, è la neoplasia più frequente nelle donne a livello mondiale, e rappresenta circa il 25 per cento di tutte le neoplasie di genere femminile.
Grazie alla preziosa guida delle infermiere della senologia, durante la visita specialistica le donne potranno conoscere meglio le tecniche di autopalpazione e non solo, in modo tale da riuscire a cogliere in tempo eventuali anomalie e aumentare la loro coscienza sul tumore alla mammella.
L’infermiera in questo caso non si limiterà a una presenza “a spot”, ma sarà a disposizione delle donne anche dopo la visita, per chiarire eventuali dubbi e accompagnare la donna nel suo percorso di cura. L’iniziativa proseguirà anche nei prossimi mesi.
Per il tumore al seno diagnosticato in forma locale la sopravvivenza a cinque anni è del 99%. Proprio per questo, prima viene diagnosticato più sicuro è il successo della terapia. Circa il 30 per cento dei tumori diagnosticati con lo screening sono carcinomi in situ e non minacciano la vita: è importante quindi che le donne partecipino attivamente allo screening e giochino un ruolo cruciale nel prendersi cura della loro salute.
Essere in confidenza con il proprio seno significa notare qualsiasi cambiamento che identifica precocemente un tumore. E’ normale che una donna senta al tatto la presenza di tante piccole irregolarità: il seno è una ghiandola fatta di tanti grappoli d’uva circondati e immersi da tessuto adiposo. Meno grasso è presente, più saranno evidenti gli acini. Quello che deve preoccupare è un acino più grande degli altri, o in accrescimento anche dopo i cambiamenti ormonali del ciclo mestruale, e di cui non si riesce a definire bene il contorno.
Oltre a questi cambiamenti, si deve fare attenzione a cambiamenti nella forma dei seni (uno diventa più grande o cadente dell’altro); cambiamenti della cute (pieghe o fossette); cambiamenti nei capezzoli (posizione, forma o se un capezzolo si ritrae all’interno della mammella); capezzolo gonfio, eritematoso o screpolato; fuoriuscita di secrezioni liquide o ematiche; macchie sul reggiseno o sulla canottiera; gonfiore a livello d’ascella o di clavicola; dolore continuo, prolungato, non correlato al ciclo ormonale e localizzato in una parte specifica; “zolla” più dura o nodo all’interno del seno.
A 20 anni bisognerebbe fare l’autoesame mensile tra il sesto e il decimo giorno dopo l’inizio del ciclo mestruale, per imparare a conoscere e familiarizzare con la struttura del seno.
Tra i 30 e i 40 anni, invece, in aggiunta all’autopalpazione si può eseguire un esame ecografico ogni due anni, in modo da avere informazioni più dettagliate, soprattutto nel caso di donne con tessuto ghiandolare più intenso.
Dopo i 40 anni può essere fatta la prima mammografia che determina la densità del seno, ovvero quanta percentuale di ghiandola e tessuto adiposo è presente nella mammella, e in base a questo saranno i medici a decidere se è meglio continuare con un controllo mammografico annuale o biennale.
Dopo i 45 anni la donna ha diritto ad una mammografia gratuita ogni due anni. Tra i 50 e 70 anni la donna riceverà la lettera di invito per effettuare la mammografia di screening. Dopo i 70 anni è importante che la donna continui a prendersi cura di se stessa continuando a prenotare un controllo mammografico ogni due anni.
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