Viene dal Libano e porta nella carne e nel cuore i drammi del Medio Oriente padre Eli, carmelitano scalzo in Italia da 17 anni, ora docente all'Arcivescovile: “Da quando avevo 4 anni in un Libano martoriato ho capito cosa vuol dire che il Medio Oriente, coma ha scritto Benedetto XVI, è teatro di guerre, violenze e persecuzioni – racconta ai giovani raccolti sul sagrato del suo convento delle Laste – e i cristiani si trovano a provare persecuzioni e devastazioni: noi studenti dovevamo lasciare le aule scolastiche e scappare verso casa. Non sapevamo se il giorno dopo saremmo potuti tornare a scuola…”
Eppure è un popolo che ama la vita, che non vuole scappare. “Questo vale anche per voi, ragazzi, apprezzate il vostro quotidiano. Non vivete indifferenti rispetto a quanto accade nel mondo, dimostrate il vostro impegno con la preghiera – che è molto importante – ma vivendo il quotidiano fino in fondo, senza sprecare nessun istante nella banalità. Vivere con impegno studio e lavoro – può sembrare strano – è un primo aiuto anche ai cristiani che vivono lontano: se lo offriamo a Dio, il nostro impegno e la nostra fatica servono”.
“Mentre camminate – l'invito prima di rimettersi lo zaino – pensate ai cristiani che sono costretti a fuggire, che non hanno nulla. Fate del vostro pellegrinaggio una preghiera per sostenere questi nostri fratelli. Hanno bisogno della nostra solidarietà, li ferisce la nostra indifferenza”.
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