Due giorni intensi per la Festa dei Martiri Anauniesi in val di Non: giovedì 28 maggio alle 20.30 in Basilica a Sanzeno, prevede una veglia di preghiera e riflessione curata dal gruppo di preghiera Samuele in collaborazione con l’Unità pastorale di Sanzeno, Banco, Casez. La lettura di alcuni testi presi della lettere di Vigilio rievocherà la cruda storia del martirio. Venerdì 29 maggio alle 8 la comunità cristiana si incontra in basilica per le lodi e alle 20 si accolgono nella piazzetta di Santa Maria i pellegrini che giungono a piedi dai paesi limitrofi. Alle 20.30 la Santa Messa solenne quest’anno sarà animata dai parrocchia di Mezzocorona accompagnati dal loro sindaco e dal parroco, mons. Agostino Valentini, che presiederà la concelebrazione. Sarà il sindaco a compiere il gesto rituale dell’offerta dell’olio per lampada.
I Martiri anauniensi sono da sempre ritenuti i padri della evangelizzazione di queste terre. Di loro va ricordato l’esemplare stile pacifico di presenza propositiva attuata per ben 10 anni. Fa pensare anche la loro provenienza dalla lontana Cappadocia (l' attuale Turchia), culla del cristianesimo in oriente, e lo spirito missionario che li animava. Essi furono inviati nel 387 da S. Ambrogio di Milano al vescovo di Trento, San Vigilio, il quale assegnò loro l’area della val di Non. Fu lo stesso Vigilio a raccogliere i resti dei martiri e a destinarli come reliquie in varie sedi dell’allora chiesa indivisa; ed è per questo che i Santi Martiri tutt’oggi rappresentano un segno significativo di testimonianza ecumenica.
“Anche al giorno d’oggi – osserva in una nota di presentazione padre Giorgio Silvestri, parroco a Sanzeno – la loro testimonianza offre insegnamenti tuttora attuali: tra gli altri è importante ricordare che il loro martirio avvenne in un’epoca che, dopo l’editto di Costantino, aveva già legittimato il culto cristiano, come pure è importante ricordare il gesto di perdono dei cristiani di allora nei confronti degli uccisori dei martiri. I cristiani di allora infatti chiesero ed ottennero per gli uccisori la grazia dell’imperatore e la loro liberazione. E questa storia merita di essere ricordata per poter essere di buon esempio per i tanti conflitti e divisioni presenti ai nostri giorni”.
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