Si arricchisce di nuove prestazioni l’offerta chirurgica urologica per i pazienti trentini: nelle scorse settimane sono stati eseguiti alcuni interventi chirurgici con una tecnica innovativa che permette di trattare la stenosi dell’uretra con l’applicazione di una parte di mucosa prelevata dalla bocca del paziente. Un importante risultato, frutto di una collaborazione tra due unità operative, quella multizonale di urologia e quella di chirurgia maxillo-facciale del Santa Chiara, che pone il presidio ospedaliero di Rovereto come ospedale di riferimento per la chirurgia ricostruttiva urologica in linea con gli obiettivi dell’ospedale policentrico.
La stenosi dell’uretra rappresenta una patologia urologica, seppur non molto frequente, molto invalidante e con risvolti importanti sulla qualità di vita dei pazienti. Questa malattia è caratterizzata da una riduzione del calibro dell’uretra fino alla completa chiusura che determina sintomi urinari che possono variare dalla semplice difficoltà a urinare fino all’impossibilità alla minzione e il ricorso al catetere vescicale. Le cause che possono portare a questo problema sono molteplici, dai problemi congeniti, ai traumi, alle infezioni urinarie. Si calcola che in Trentino ne soffrano circa duemila persone con sintomatologia varia. I trattamenti sono solo chirurgici e nelle fasi iniziali della malattia prevedono approcci non invasivi per via endoscopica (cioè attraverso strumenti inseriti in anestesia all’interno dell’uretra).
«Il problema – afferma Tommaso Cai, urologo dell’Unità operativa multizonale di urologia – è la recidiva, cioè il rischio che la malattia si ripresenti successivamente ai trattamenti iniziali, con evidente disagio per il paziente. In questi casi è necessario passare a trattamenti chirurgici più invasivi che prevedono l’apertura dell’uretra, l’incisione del tratto stenotico e l’applicazione di un patch di mucosa buccale per allargare il lume dell’uretra».
«Questa chirurgia – afferma Gianni Malossini, direttore dell’Unità operativa multizonale di urologia – non viene eseguita in tutti i centri in Italia ma solo in quelli ad alti volumi e con esperienza nella chirurgia dei genitali maschili. La tecnica prevede il prelievo di un pezzo di mucosa dall’interno della bocca e sagomato ad hoc sull’uretra. In Trentino tale chirurgia non era presente ma oggi, grazie alla nostra esperienza chirurgica in ambito uro-andrologico, siamo riusciti a introdurla, completando l’offerta chirurgica urologica per i pazienti trentini».
Il primo intervento eseguito a Rovereto è stato effettuato in collaborazione con l’Unità operativa di chirurgia maxillo-facciale del Santa Chiara: Il dottor Marco Cassaro, medico maxillo-facciale, ha eseguito il prelievo della mucosa della bocca mentre i medici dell’urologia hanno eseguito la parte ricostruttiva uretrale. «Il prelievo della mucosa buccale – afferma Marco Cassaro – è ben tollerato e non determina conseguenze di masticazione o altro nei pazienti. Si tratta, quindi, di una procedura abbastanza semplice e di routine per tale tipo di chirurgia».
«I risultati dell’intervento sono buoni e le recidive, se pur presenti, sono molto basse – conclude Cai – . La collaborazione con il dottor Cassaro nell’impiego di tale tecnica è molto importante per noi perché ci da la possibilità di utilizzare questo tipo di patch per altre patologie come le ricostruzioni e il trattamento degli incurvamenti penieni. L’urologia, come le altre branche della chirurgia e della medicina in genere, deve puntare sulla collaborazione con altre specialità se vogliamo ottenere risultati sempre più importanti che mettano al centro la cura ed il benessere del paziente».
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