Fratel Emanuele, medico e formatore

Parla padre Giovanni Cazzaniga, che si occupa della causa di beatificazione: “”

Padre Giovanni Cazzaniga, 87 anni, lombardo, si occupa della causa di beatificazione di Emanuele Stablum, il religioso e medico trentino. Ha seguito anche la beatificazione, voluta da san Giovanni Paolo II nel 2003, di Luigi Maria Monti, fondatore della congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione. Parla da testimone oculare, avendo conosciuto personalmente fratel Emanuele, e le sue parole hanno un sapore di autenticità.

Parliamo di Stablum “solandro” e profondamente trentino…

“Emanuele nacque nel 1895 a Terzolas, allora territorio austroungarico. Gli antenati erano di Vermiglio e si dedicavano alla pastorizia. Passarono poi nella Val di Rabbi, dove si trova la frazione denominata Stablum. I nonni di Emanuele scesero a valle e si stabilirono a san Biagio di Malè, mentre i genitori si stabilirono infine a Terzolas”.

E la sua famiglia?

“Erano di umile condizione sociale, ricchi di fede: Giuseppe, il padre, contadino, lavorava anche in una segheria; la mamma Palmina Silvestri, anch’ella contadina, lavorava al telaio nelle ore libere dalle faccende di casa. I due si sposarono nel 1894. Dopo Emanuele ebbero altri cinque figli. Un incidente colpì la famiglia nel 1909: il padre del Servo di Dio morì a 39 anni a seguito delle ferite provocate da un tronco che lo aveva schiacciato sul lavoro”.

Emanuele partì dal paesello e ne conservò sempre il ricordo.

“Per tutta la vita Stablum vive di un amore fedele alla sua terra: ai suoi monti, che scalava ancora nei pochi soggiorni in paese; ai fiori, di cui divenne appassionato coltivatore; ai suoi cari, particolarmente alla mamma e ai fratelli. Le prime ore della notte erano per loro: ad essi, infatti, indirizzava lettere da figlio, da fratello, da zio premuroso e cordiale”.

Come arrivò alla decisione di partire da Terzolas per consacrarsi?

“Emanuele a quattordici anni aveva già maturato il suo sì al Signore. Voleva diventare prete tra i Figli dell’Immacolata Concezione. Ben consigliato da don Luigi Brunner partì per Saronno, nell’Alto milanese, per inserirsi nella Congregazione di recente fondazione. Luigi Monti, il fondatore, era morto appena dieci anni prima”.

E la mamma?

“Era contraria alla partenza del figlio maggiore. In questo senso la decisione di Emanuele fu eroica”.

Che cosa attirò il ragazzo trentino verso il carisma di Luigi Monti, un religioso infermiere ed educatore, mai divenuto prete?

“Egli trovò a Saronno una ‘cittadella della carità’ dove si accoglievano orfani di ambedue i genitori, da educare fino all’apprendimento di un mestiere. I frati del Monti curavano i malati in una loro struttura, a domicilio e anche nell’ospedale pubblico. Emanuele aveva già assorbito nel suo Trentino i fermenti sparsi dai sacerdoti per un’azione sociale pienamente cristiana, per cui si trovò molto bene. Anche per lo spirito di famiglia che regnava nella comunità religiosa, che si ispirava alla testimonianza e all’insegnamento del fondatore”.

Ed eccolo a Roma, per prepararsi a diventare prete…

“Nel 1915 fratel Emanuele ottiene l’approvazione a studiare filosofia e teologia. Si iscrive dapprima al ‘Laterano’ e successivamente all’’Angelicum’”.

Tutto procedeva bene, ma accadde qualcosa di inatteso.

“Sì, il Superiore generale lo invita a cambiare facoltà, a passare dalla teologia alla medicina. Stablum accetta. Nonostante la sofferenza per il cambiamento, egli rimarrà sempre sacerdote nello spirito, dedicandosi al malato in tutta la persona, corpo e anima”.

Passa quindi a medicina, conseguendo la laurea dopo un lungo itinerario. Poi subito al lavoro in corsia. Cosa è rimasto di lui?

“Nel 1925 era stato inaugurato a Roma il Sanatorio dell’Immacolata e Stablum, primo medico della Congregazione, lo trasformò in Istituto Dermopatico Immacolata (IDI). Creò uno spirito di famiglia tra religiosi ed operatori; sanò l’economia; promosse un approccio scientifico attuando il congresso mensile dei medici per studiare i casi difficili; fondò la rivista ‘Cronache dell’Idi’. Curò in collaborazione con i cappellani la formazione permanente dei religiosi, degli infermieri, del personale medico. Non trascurò i poveri ai quali fece riservare le prime ore di ambulatorio ogni giorno. Mandò alcuni religiosi infermieri in Vaticano ed essi godettero del titolo di “Angeli azzurri”. Morì il 16 marzo 1950, nel suo ospedale, dove oggi è sepolto. È rimasta in molti ammirazione per la sua scienza e per la sua santità e quindi l’impegno a costruire un ambiente che offra armonicamente collaborazione scientifica, professionale e umana nell’interesse del malato”.

Stablum è riconosciuto dallo Stato di Israele come “giusto tra le nazioni”: perché?

“Nei dieci mesi di occupazione nazista di Roma fratel Emanuele non si tirò indietro davanti all’emergenza drammatica. A chi bussò, aprì le porte dell’IDI: agli ebrei perseguitati, agli uomini politici ricercati, senza guardare la loro fede, l’età, la condizione sociale, senza esigere un compenso”.

Perché è stata introdotta la causa di beatificazione?

“Come laico consacrato ha trasmesso agli operatori sanitari dell’IDI un profondo spirito cristiano di donazione ai sofferenti che ha sempre tenuto come primo scopo. Ha saputo coniugare scienza e fede nella sua esistenza e nella sua missione. Ha contribuito alla promozione del laicato come cofondatore dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI). Durante il secondo conflitto mondiale ha aperto con spirito di carità le porte dell’ospedale salvando da sicura prigionia e morte più di novanta persone. Colpito da linfogranuloma maligno nel pieno della sua attività, ha dimostrato nella sofferenza una sublimità di comportamento dettato dalla fede in Dio”.

Molti buoni motivi, dunque…

“La canonizzazione del Servo di Dio Emanuele Stablum contribuirebbe a mantenere vivo il suo spirito di servizio ai malati; servirebbe a stimolare in senso cristiano tutto il mondo sanitario, offrendo soprattutto agli operatori ospedalieri i valori evangelici del farsi prossimo che egli manifestò nella vita”.

A che punto è arrivato il percorso canonico?

“Chiusa l’Inchiesta Diocesana di Roma nel 2005, si è aperto il Processo Apostolico presso la Congregazione delle Cause dei Santi con la preparazione della Positio, cioè l’opera che documenta le virtù eroiche e la santità del Servo di Dio. Tale opera è stata consegnata alla Commissione degli storici delle Cause dei Santi nell’ottobre 2014 per una prima verifica. Si attende a breve la risposta. In seguito la Positio passerà all’esame dei Consultori teologi e poi a quello dei Vescovi e Cardinali. L’esito positivo di tali passaggi qualifica il Servo di Dio con il titolo di “Venerabile”. Per la beatificazione si richiede che Dio compia un miracolo, ottenuto attraverso l’intercessione del Servo di Dio Emanuele Stablum”.

Cosa potrebbero fare i trentini?

“I trentini non si devono privare della gioia di conoscere questo loro conterraneo. Possono leggere l’opuscolo “Fratel Emanuele Stablum” (Editrice Velar LDC) e richiedere un pieghevole per la preghiera quotidiana a: segreteria.cfic@padremonti.org oppure scrivendo a: Postulazione CFIC, Vicolo del conte 2 – 00148 Roma. L’intercessione del Servo di Dio Emanuele Stablum ci aiuta a vivere la fede con semplicità, unita ad amore e impegno”.

(a cura di)

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina