Nel mistero dell’Incarnazione e della Redenzione Maria non può essere dissociata da Gesù Cristo e Gesù Cristo non può essere dissociato da Maria. Certamente solo Gesù Cristo è il nostro Salvatore e certamente è lui l’unico che ci riconcilia al Padre, ma se noi dissociamo Gesù Cristo da Maria e viceversa, trasformiamo l’Incarnazione in qualcosa di astratto, una specie di mito o di favola, non comprendiamo più l’Incarnazione nei termini nudi e crudi, essenziali, coi quali l’apostolo Paolo scrive ai Galati verso il 54 d.C.: «Quando venne la pienezza del tempo Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge» (Gal 4,4).
Ma se non comprendiamo più l’Incarnazione in questi termini viene meno proprio il suo significato profondo, che per San Paolo è quello di «riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,5). La «prova» dell’Incarnazione che adduce San Paolo consiste nell’esperienza che il cristiano fa di essere animato dallo Spirito Santo: «Che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre» (Gal 4,6).
Ecco perché nel tempo di Natale noi celebriamo anche la solennità di Maria Santissima Madre di Dio e Madre nostra.
Ecco perché la Chiesa nel corso della storia ha difeso il ruolo e il significato di Maria nel mistero dell’Incarnazione e della Redenzione: perché se Gesù, il Figlio di Dio, non è al tempo stesso il figlio di Maria non è nemmeno il nostro Salvatore, non è nemmeno colui che può donarci il suo Spirito, noi non possiamo diventare figli di Dio e tutta la nostra religiosità non serve a niente.
La maternità di Maria è perciò la risposta dell’umanità alla domanda di Dio di poter entrare nella nostra storia per salvarci. Al «sì» di Maria Dio ha vincolato la propria Incarnazione e la nostra salvezza.
È anche per il «sì» di Maria che noi siamo diventati figli nel Figlio, che ci è stato dato lo Spirito, che è venuta su di noi la benedizione di Dio di cui ci parla la prima lettura.
Davanti alla maternità di Maria, così come davanti ad ognuna delle grandi opere di Dio occorre che facciamo nostri gli atteggiamenti che animano i pastori nel vangelo di questa domenica: il sapersi fidare di Dio, il saper contemplare, il sapersi meravigliare ed il saper comunicare in un clima di lode le opere meravigliose di Dio. Occorre che sappiamo anche assimilare l’atteggiamento di Maria che consiste nel conservare nel cuore e meditare quel che il Signore ci fa intravedere.
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