Nella capitale della Repubblica Ceca il Meeting Europeo della Comunità Ecumenica. 30 mila i giovani da tutta Europa. Tra loro, anche 31 trentini
“Voi siete il sale della terra” (Mt 5, 13-16). E’ questa la parola del Vangelo che ha accompagnato 30 mila giovani provenienti da tutta Europa durante il trentasettesimo incontro europeo organizzato dalla Comunità Ecumenica di Taizé, svoltosi a Praga tra il 29 dicembre 2014 e il 2 gennaio 2015. Tra questi, anche trentuno trentini partiti per la capitale della Repubblica Ceca, che già nel 1990 aveva ospitato un Meeting Europeo della Comunità Ecumenica francese.
Arrivati alla Fiera di Letňany, la mattina del 29 dicembre, i giovani sono stati suddivisi nelle diverse parrocchie nelle quali sono stati poi ospitati in strutture comuni o presso famiglie praghesi.
È stata la generosa e disinteressata accoglienza, soprattutto quella ricevuta in famiglia, a colpire i giovani trentini più di ogni altra cosa. “La sensazione – afferma Gabriele – è quella di non essere riusciti davvero a comunicare tutta la gratitudine per quello che abbiamo ricevuto: piccole cose, rese straordinariamente grandi da un dare incondizionato, segno tangibile dello spirito di Taizé”. Anche Gianluca concorda nel dire che “l’esperienza più bella ed indimenticabile è stata l’ospitalità delle famiglie praghesi, l’impegno messo nell’organizzazione e la volontà di comunicare, nonostante le inevitabili barriere linguistiche”. Valentina, assieme ad altre tre ragazze del gruppo di Trento, è stata ospitata in una famiglia che le ha accolte, dice, “come se ci conoscessimo da sempre, facendoci sentire davvero parte di un’unità affettiva”, ma che, soprattutto, “ci ha parlato della loro cultura e delle loro tradizioni, facendoci anche assaggiare prodotti tipici locali”.
Durante le mattinate, dopo la preghiera in stile Taizé, i giovani si dividevano in piccoli gruppi di conversazione, per discutere i temi principali di questo Pellegrinaggio di Fiducia sulla terra: l’impegno per trasmettere agli altri il gusto di vivere, per la riconciliazione, per la pace e per la cura della nostra terra. È stata, questa, “un’occasione per andare oltre le vistose differenze che ci sono, anche dal punto di vista teologico, tra diverse confessioni, per stabilire un dialogo interconfessionale sulla base delle cose che, invece, ci uniscono”, sostiene Simone, pensando in particolare alla discussione avuta al riguardo con i ragazzi ucraini protestanti con cui ha condiviso la stanza.
Nonostante i momenti di preghiera siano stati più dispersivi rispetto al clima raccolto del paesino della Borgogna, il dialogo interreligioso ha assunto a Praga vesti nuove. “Ha ospitato l’incontro europeo un Paese con una propria identità, una propria cultura e una propria storia, anche ‘forte’. Insomma, il clima era molto diverso rispetto a quello comunitario di Taizé, ed è proprio per questo motivo che ci siamo potuti soffermare e abbiamo potuto ragionare di più sulle differenze”, dice Chiara a proposito.
Durante il pomeriggio, i ragazzi hanno avuto l’occasione di visitare una città che il priore della comunità di Taizé, frère Alois, ha definito viva testimone della fede, ricordando i numerosi martiri che hanno combattuto in suo nome. Questo, ha asserito frère Alois durante le riflessioni conclusive della preghiera serale, è il compito dei cristiani oggi: essere “semplici operatori di pace e di giustizia” nei luoghi in cui vivono, consapevoli della “comunione universale che Cristo vuole suscitare tra gli esseri umani”. Per questo motivo si avverte forte l’urgenza di una riconciliazione tra le varie confessioni del cristianesimo, il riconoscimento dell’unità nella pluralità; azioni, queste, che devono essere intraprese con tutto il nostro essere, in modo da riuscire ad essere davvero quel “sale della terra” di cui il Vangelo ci parla.
“E’ la bellezza della ricerca che ho visto riflessa negli occhi dei giovani accorsi a Praga, ognuno con i propri, diversi talenti. E’ un mondo che nasce per farci ritrovare il gusto dello stare insieme e del condividere”, dice Marco C. a proposito delle decine di migliaia di ragazzi presenti all’incontro. “Questa presenza così numerosa ci ha fatto capire quanto quel filo che ci lega sia forte e resistente al di là delle differenze”, suggerisce Martina, similmente a Veronica F., che dice di aver avuto, da quest’esperienza – “dall’osservare la quantità di persone con ideali forti, entusiaste e volenterose di impegnarsi nella costruzione di qualcosa di grande come la pace” – “la conferma che un futuro – o un presente – migliore è possibile”.
“Uno dei ricordi più belli – racconta Giovanna – è stata la sensazione di unità che ho percepito quando, poco prima dello scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, ci siamo stretti tutti la mano e abbiamo cantato il Magnificat”.
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