Per prima cosa bisogna specificare che rispetto alle guide alpine o agli accompagnatori di media montagna noi accompagnatori di escursionismo non siamo dei professionisti, ma siamo dei volontari che mettono a disposizione del CAI le loro competenze. Il nostro ruolo nasce dall’esigenza di tutelare i direttivi e i presidenti di sezione, che fino a 20 anni fa si assumevano tutte le responsabilità su qualsiasi problema o danno che potesse accadere durante le escursioni. Rispetto ai vecchi capi gita noi siamo titolati e quindi sgraviamo la sezione da qualsiasi responsabilità, e questo è molto importante.
Da quanto tempo fai l’accompagnatore escursionistico?
Sono socio della SAT Bindesi di Villazzano ormai dal lontano ‘76, e sono un accompagnatore di escursionismo dal 1999, cioè da quando ho frequentato il corso di accompagnamento in montagna promosso dal CAI. La SAT Bindesi organizza spesso delle escursioni per i soci, ma all’interno della nostra sezione mancava questo tipo di figura, quindi ho pensato di farlo io, tanto in gita ci vado lo stesso e se ci vado con la possibilità di essere utile è ancora meglio.
Su che tipo di montagne fai escursionismo?
Noi facciamo escursioni solo sui sentieri, che possono essere facili o più complicati. Ci sono cinque gradi di difficoltà: il turistico, la classica passeggiata per funghi; l’escursionista, con un percorso già un po’ più lungo; poi gli escursionisti esperti che possono fare dislivelli più alti; e l’escursionista esperto con attrezzatura, per sentieri attrezzati o ferrati. L’ultimo, nato 4-5 anni fa è l’escursionismo invernale, con le ciaspole, per il quale bisogna stare attenti soprattutto al pericolo valanghe. Quindi niente ghiacciai e niente roccia.
Ti è mai capitato di rischiare la vita o di perderti durante un’escursione?
No, per fortuna mai. Una delle materie insegnate durante i corsi è l’uso degli strumenti che permettono di cavarsela in ogni situazione. La SAT del Trentino poi ha 5.500 chilometri di sentieri che aiutano a non perdersi nel nostro ambito territoriale. È capitato invece che qualche partecipante abbia avuto dei problemi: per quanto uno sia cauto nell’organizzare l’escursione ci sono persone che si sopravvalutano e quindi uno dei compiti dell’accompagnatore è quello di monitorare sempre gli escursionisti per evitare che qualcuno stia male, ed in tal caso rallentare il passo o fare delle soste più frequenti.
Capita che ci sia chi vuole andare più veloce e magari si lamenta?
C’è sempre chi vuole fare il record della salita, ma ultimamente l’età media dei partecipanti alle escursioni si sta alzando e si fa un po’ di fatica a coinvolgere i giovani. Le escursioni che vengono organizzate dalle sezioni sono aperte a tutti, dai neonati a centenari, ma per i giovani c’è anche la possibilità di aderire all’Alpinismo Giovanile, che organizza un sacco di bellissime attività.
Quanto dura in media una gita?
Può durare 6-7 ore, soste comprese. Normalmente non si cammina oltre le 5 ore: i partecipanti devono tornare a casa con un buon ricordo, se uno torna a casa che non riesce neanche a fare le scale la volta dopo non viene più.
Come si organizza una gita?
Spesso con l’aiuto dei soci della sezione, alcuni hanno fatto tutti i 5.500 chilometri di sentiero e sanno consigliare i percorsi in base ai dislivelli e ai tempi dell’escursione, all’organizzazione logistica per arrivare sul posto con la corriera oppure ai punti di appoggio intermedi, che possono essere rifugi o paesini con un bar, per stemperare un po’ la fatica della camminata. Infine se la gita è di due giorni bisogna contattare il rifugio e prenotare perché tutti abbiano da mangiare e dove dormire.
Per prepararsi all’escursione bisogna prima fare il percorso da soli, studiare o prepararsi qualcosa da dire?
Quando la gita è completamente nuova c’è sempre qualcuno che va a fare il giro prima, mentre se si conosce già non è necessario. Poi conviene prepararsi un po’ sull’ambiente circostante al sentiero: se l’accompagnatore riesce a riconoscere e spiegare in poche parole i fiori, le piante o la differenza tra i tipi di rocce che formano le montagne fa una bella figura e rende la gita ancora più interessante.
Cos’è che ti dà maggiore soddisfazione al termine di una gita?
Sicuramente se l’escursione va via liscia, senza intoppi, e il fatto di riuscire a trasmettere qualcosa alle persone che partecipano.
Qual è stata l’escursione più bella che hai fatto?
Ce ne sono tante, ma forse la Translagorai. Lì sembra proprio di essere in un mondo a parte, c’è un ambiente bellissimo, ancora per niente antropizzato.
Tre cose che i ragazzi possono imparare solo andando in montagna.
Per prima cosa il saper soffrire, affrontare le difficoltà e cercare di superarle; poi la bellezza dello stare in compagnia e della socializzazione; infine il saper rinunciare, sembra una banalità ma in montagna uno deve sapere quando è il caso di fermarsi.
Intervista a cura della classe I C della scuola media “Arcivescovile” di Trento
Nome: Giorgio
Cognome: Limana
Segni particolari: socio della Sat Bindesi di Villazzano dal 1976, accompagnatore di escursionismo dal 1999
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