“La variante Omicron ha raggelato le già timide speranze di Betlemme e i Luoghi Santi di rivedere i primi gruppi di pellegrini dopo circa due anni di pandemia. Per Natale è realistico sperare che vengano almeno i cristiani della Galilea, da Nazareth”. Così il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, parlando al Sir, a margine di un commento rilasciato sulla recente visita di Papa Francesco a Cipro e in Grecia.
“Spero in un forte flusso interno – ha aggiunto il custode -. Con le condizioni attuali, per ora, è quasi impossibile viaggiare dall’estero per Israele. Le restrizioni scoraggiano anche i più determinati”. Dichiarazioni che giungono dopo che ieri, in Israele, sono tornati ad aumentare i contagi di Covid, soprattutto fra i bambini.
Per quanto riguarda la visita di Papa Francesco a Cipro e in Grecia, il custode si è detto particolarmente colpito dal Pontefice e dall’arcivescovo greco ortodosso Chrysostomos II, che insieme ammiravano un evangeliario, completamente scritto a mano e miniato da un monaco greco di Cipro che ha impiegato 5 anni per farlo. “Vedere la gioia dei due davanti a questa opera che contiene la Parola che unisce – spiega padre Patton – mi ha ricordato ciò che spesso il Papa ha ripetuto in questo viaggio: nel procedere insieme e nel cammino ci vuole molta pazienza”.
Altro momento significativo “è stato allo stadio di Nicosia. Papa Francesco ha richiamato l’immagine della perla. Questa è il prodotto del dolore, risultato dell’entrata all’interno dell’ostrica di una sostanza estranea o indesiderata. Dalla sofferenza scaturisce qualcosa di prezioso. Questa immagine – per il custode – ci aiuta a scoprire il valore di saper trasformare le situazioni difficili in qualcosa di ‘pasquale’”. Infine, nella chiesa parrocchiale di Santa Croce a Nicosia, l’incontro con 4 rifugiati di varie parti del mondo che hanno offerto la loro testimonianza. Epilogo cipriota della visita papale. “Sono rimasto colpito dal modo in cui Papa Francesco ha accolto questi rifugiati ribadendo loro che sono il presente e il futuro della Chiesa. Il Papa ci ha esortato in tal modo a superare la logica del filo spinato per arrivare a quella dell’accoglienza fraterna. Ho potuto sperimentare personalmente questo invito andando a celebrare – il giorno dopo la partenza del Papa per la Grecia – nel campo di prima accoglienza di Pournara, a ovest di Nicosia, non distante dalla linea di confine con l’autoproclamata Repubblica turca di Cipro Nord”. Accompagnato da padre Andrew Arhin, parroco della parrocchia latina di Santa Croce a Nicosia, il custode rivela di essere stato “testimone della gioia che traspariva dal volto di alcuni giovani nigeriani e congolesi mentre celebravamo dentro una cappella dismessa, in un campo completamente circondato dal filo spinato. In quel momento ho visto l’ossimoro della libertà cristiana: si può essere circondati da filo spinato, ma se veramente credi e celebri l’Eucarestia senti di essere libero, di essere una persona con una dignità ed un futuro. Mi ha colpito la loro gioia durante la celebrazione. Poche volte ho visto scene simili specie in luoghi dove si può celebrare in ambienti confortevoli”.
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