Si è parlato anche di carenza di sacerdoti e del ruolo dei laici. Non ci sono solo problemi, ma anche molte cose che funzionano bene
Innsbruck – In che direzione si muove la Chiesa, quella del Tirolo e quella universale? Che cosa sta cambiando? Come ci si può organizzare? Quale ruolo compete ai laici? Domande attorno alle quali si sono confrontati sabato sera, nello Studio 3 dell’ORF di Innsbruck, i quattro vescovi dell’Euregio, Luigi Bressan (Trento), Ivo Muser (Bolzano-Bressanone), Franz Lackner (Salisburgo) e Manfred Scheuer (Innsbruck).
Al centro degli interventi, tra le altre cose, la carenza di sacerdoti e il ruolo dei laici. Mons. Scheuer, al proposito, non ha soluzioni preconfezionate: “Ci sono vie, ci sono processi…, ci troviamo in una situazione di grande cambiamento e di transizione”, dice. Chi, oggi, si è chiesto, mette la sua energia e la sua professionalità al servizio di Dio e dell’uomo? “Ci sono persone che si impegnano, che danno testimonianza, che sono presenti. In molti campi professionali ci mancano certamente i giovani. Spero che ci siano sempre più persone toccate da Dio, che possano incamminarsi sulla via della sequela di Gesù e del regno di Dio”. Bisogna anche che le comunità siano consapevoli “di avere bisogno di sacerdoti, religiosi, insegnanti di religione, assistenti pastorali”.
Il vescovo Muser invita a guardare “al di là del nostro campanile”, ad osare modalità diverse per osservare insieme le cose e per lavorare insieme. È anche importante che “la pastorale non si fissi solamente sul sacerdote. Noi tutti siamo chiamati ad essere Chiesa, a dare il nostro contributo, ognuno con la propria competenza, ognuno con le proprie possibilità e capacità. Così la pastorale può avere luogo in spazi più ampi”. Quanto alla Chiesa del futuro, per Muser è “importante che da un lato ci siano tanti piccoli gruppi, dove le persone condividano assieme la propria fede. Ma poi è necessario che questi gruppi non vivano in modo isolato, ma che portino il loro contributo nella comunità più grande. Le sfide certo non mancano, ma ogni sfida contiene anche una chance”.
Mons. Bressan, reduce dall’Assemblea sinodale, ha raccontato l’esperienza delle “unità pastorali”, sottolineando la necessità che ognuno possa assumere ruoli di responsabilità. Quanto alla carenza di sacerdoti, “proporzionalmente – ha detto – abbiamo ancora più preti in Europa che in Africa o in America Latina. Eppure la gente vive il cristianesimo anche in Africa e in America Latina…”
L’arcivescovo Lackner, in modo un po’ provocatorio, ha ricordato che “Gesù stesso era un laico, ha vissuto a Nazareth come un laico”. “A me pare – ha aggiunto – che il futuro vedrà un minor numero di sacerdoti. Avverrà che i laici nella Chiesa potranno assumere ruoli di maggiore responsabilità”.
Quanto alla questione dell’accoglienza ai divorziati risposati mons. Muser vede nel recente Sinodo sulla famiglia un primo passo. “Le soluzioni veloci non sono la strada della Chiesa cattolica”. Per il suo collega di Innsbruck la Chiesa potrà sviluppare, nell’anno che ci separa dal nuovo Sinodo, uno sguardo più acuto. In ogni caso, questo il suo appello, nella Chiesa non ci sono solo problemi, ma anche molte cose che funzionano bene. Il bicchiere è mezzo pieno.
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