L’altruismo serve, e ce lo racconta Koko. La gorilla nata nello zoo di San Francisco che si prese cura di un gattino come se fosse il suo cucciolo è una dei protagonisti della mostra inaugurata oggi, venerdì 5 novembre, al Muse di Trento, curata da Daniela Gentile e Gabriele Raimondi.
“Il dilemma dell’altruismo” – così si chiama l’esibizione – racconta l’utilità dell’altruismo in natura attraverso fotografie e filmati che immortalano dei momenti quasi unici. Ne è un esempio il delfino con la spina dorsale malformata che nuota e socializza con un branco di capodogli, oppure il cucciolo di leopardo adottato da una leonessa e la femmina di orango che aiuta un ranger in difficoltà. Quest’ultima immagine, scattata da Anil T. Prabhakare, è diventata virale per la potenza del messaggio che trasmette.
Tra le foto ci sono anche gli asili in alta quota “istituiti” dalle femmine di camoscio appenninico: un modo efficace per alternarsi nell’allattamento, nella sorveglianza e nel riposo.
Koko sintetizza il messaggio della mostra. La sua figura è stata replicata su scala 1:1 con materiali siliconici da Quagga wildlife art, ed oggi è al Muse di Trento. Nata allo zoo di San Francisco il 4 luglio del 1971 (e morta nel 2018), Koko aveva imparato a comunicare con gli animali e aveva una passione innata per i gattini. Nel 1984 ne chiese uno come regalo di Natale nella “lingua dei segni” dei gorilla, e se ne prese cura quasi come fosse suo figlio, tanto che, quando “All Ball” (così si chiamava) venne investito, comunicò “male, triste e pianto” e poi “broncio, piangere, broncio, triste” attraverso il suo linguaggio. Aveva imparato a comunicare con l’aiuto della sua curatrice Francine Patterson tramite la cosiddetta GLS, la “lingua dei segni” dei gorilla.
La mostra è arricchita anche da una serie di interviste che permettono di approfondire il tema dell’altruismo e dell’empatia da diversi punti di vista. Telmo Pievani chiama in causa la filosofia della scienza e dell’evoluzione, mentre Giorgio Vallortigara parla di neuroscienze ed Elisa Demuru di etologia.
Le immagini della mostra sono state messe a disposizione dal gruppo di ricercatori coinvolti negli studi. L’esibizione nasce da un’idea di Daniela Gentile e di Gabriele Raimondi, che si sono incontrate tra i banchi del Master Fauna and Human Dimension dell’Università dell’Insubria insieme al Muse di Trento, all’Istituto Oikos di Milano e alla Fondazione Mach di San Michele all’Adige. La mostra è stata inaugurata all’interno dell’edizione 2021 di “M’ammalia”.
Sarà possibile accedere alla mostra fino al 3 aprile del 2022. Il prezzo dell’ingresso è incluso nel biglietto per visitare il Muse.
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