Gli stereotipi di genere? Si abbattono a teatro con la mitologia

“Pandora non aprire quel vaso”, lo spettacolo che MULTIVERSOteatro presenta sabato 6 novembre alle 20.45 al Teatro Cuminetti di Trento

Zeus le affida un vaso intimandole di non aprirlo, ma la curiosità è troppo forte e Pandora lo scoperchia. È dedicato a lei e ad altre donne della mitologia greca lo spettacolo teatrale “Pandora non aprire quel vaso!”, che l’associazione teatrale MULTIVERSOteatro porterà in scena per la prima volta sabato 6 novembre alle 20.45 al Teatro Cuminetti di Trento (qui articolo). A interpretare la paziente Penelope, che attende il rientro di Ulisse da un’intera “odissea”, e la talentuosa e sfrontata Aracne è Michela Embriaco, attrice e regista dello spettacolo. Accanto a lei ci sarà Benedetta Conte, che darà corpo all’innamorata e spietata Medea e ad Arianna, conosciuta per filo che concede a Teseo per permettergli di uscire dal labirinto.

La storia di ognuna di queste donne è stata però sviscerata e in un certo senso riscritta, per offrirne un’immagine tridimensionale che aiuti a riflettere su alcuni degli stereotipi che avvolgono il mondo femminile dall’età classica. Ne parliamo con l’attrice e regista Michela Embriaco.

Embriaco, perché avete scelto di portare in scena proprio le storie di Pandora, Penelope, Aracne, Arianna e Medea?
Tempo fa avevo portato in scena la storia di Penelope con un altro spettacolo. L’idea era nata dopo aver letto “Il canto di Penelope” di Margaret Atwood. Dopodiché ho scoperto “Mitiche. Storie di donne della mitologia greca” (La Nuova Frontiera, 2020), un libro di Giulia Caminito dove vengono presentate tante figure femminili del mondo classico. Questo volume mi ha incuriosita sin da subito: siamo abituati a una narrazione maschile di queste figure, mai a una femminile. E poi curioso è anche lo sguardo con il quale Caminito osserva le donne del mito greco, perché prende tutti questi personaggi e racconta il loro passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Parlando di Aracne, per esempio, Caminito si concentra sulle sue capacità. Aracne è una donna piena di talento, ma non sa gestirlo: lancia ad Atena una sfida per vedere chi tesserà più velocemente senza però rendersi conto del pericolo che corre.

E le altre protagoniste?
La figura di Medea è molto particolare, perché viene dipinta come una giovane donna che non vuole passare tutta la sua vita in una stanzetta a tessere. La tessitura, infatti, lega tutte le storie di queste donne: si trattava di un’attività molto praticata.
La giovane Medea vorrebbe invece viaggiare, vedere il mondo, fare delle esperienze. Nel libro non viene posto l’accento, come si fa di solito, su ciò che avviene dopo, quando assassina i suoi figli per punire Giasone, che l’ha tradita. E qualcosa di più rispetto allo stereotipo viene detto anche di Penelope, che chiede a Ulisse il resoconto del suo lungo viaggio e non si limita ad “attendere pazientemente”. La giovane Arianna, infine, si costruisce un mondo tutto suo attraverso il labirinto, che è il luogo in cui vive.

Come ha collegato le loro storie?
Pandora è il collante di tutte le vicende umane presentate nello spettacolo. Unisce le vicende di Penelope, Aracne, Arianna e Medea. È lei la prima donna mortale che viene “donata” agli uomini da Zeus. Ed è sempre lei la donna che, come Eva, ha un vizio che non viene perdonato facilmente alle persone di sesso femminile: la curiosità. Pandora è molto curiosa, non riesce a “non aprire quel vaso”. Con questo spettacolo, però, vorremmo riabilitare la dimensione della curiosità come qualcosa di fondamentale per l’essere umano in generale e per le donne in questo caso specifico.

Che cosa ci possono insegnare queste donne della mitologia greca?
Come suggerisce la studiosa Eva Cantarella, è molto importante andare alla radice delle disuguaglianze che noi oggi diamo per scontate. Guardare al passato ci può forse aiutare a mettere in discussione le asimmetrie esistenti. Il libro di Giulia Caminito e questo spettacolo presentano uno sguardo femminile su questi personaggi, che possono aiutarci a porre delle domande importanti e a capire quali sono gli archetipi ancora presenti in noi.

Qualche giorno dopo lo spettacolo, ci sarà anche un laboratorio teatrale sugli stessi temi… In che cosa consisterà?
Andremo ad affrontare i personaggi femminili presentati nello spettacolo e a riprendere le parti che più “risuoneranno” nei partecipanti. Il laboratorio di sabato 13 novembre è aperto a tutti, uomini e donne, dai 16 anni in su. In questo viaggio, infatti, si incontrano anche tante figure maschili, e certi temi sono trasversali alla vita di uomini e donne.

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