Questo brano del Vangelo domenicale è dedicato anzitutto a coloro che stanno lungo la strada della vita a mendicare, agli sconfitti della storia, a chi ha perduto la speranza di potersi rialzare perché nessuno lo ascolta, a chi grida il suo dolore in una società che non lo vede.
Quel cieco, Bartimeo, viene rimproverato dai discepoli: il suo grido interrompe la loro marcia verso Gerusalemme e disturba il loro dialogare con Gesù. A loro non passa certamente per la testa che il volto di quella persona è un libro sacro, su cui Dio scrive i suoi messaggi. Ed è un monito anche per i nostri giorni: non è possibile ascoltare le parole di Gesù senza porre attenzione a quanto Dio scrive nello sguardo, nell’espressione e nel lamento di chi si incontra.
Essere cristiani non può limitarsi a una fede teorica e inoperosa, oppure a una pratica religiosa abitudinaria, che non trasforma la vita nella sequela di Gesù. Egli vede, ascolta e non continua il suo cammino ignorando la sofferenza di quell’uomo. La folla che lo segue, invece, è un ostacolo per la guarigione di Bartimeo: «Lo sgridavano per farlo tacere».
Il cieco da solo non sarebbe mai stato capace di identificare il punto dove era Gesù. È lui che si ferma, che fa arrestare tutto il gruppo e chiede di chiamarlo. Allora quel cieco si alza e cammina verso l’unico che si è preoccupato di lui.
Danno fastidio le grida di coloro che vivono male e che anche noi talvolta incontriamo. Eppure anch’essi portano un messaggio di Dio: non esiste Chiesa senza dare ascolto ai sofferenti, agli emarginati, agli stranieri…
Racconta Marco: «Bartimeo sedeva lungo la strada a mendicare, in balia degli altri e dei loro umori». Lungo la strada non c’è intimità e amore sincero. Tutto è sbadataggine e interesse.
La folla nasconde chi è nel bisogno, non sa distinguere con criterio chi ha necessità e chi approfitta della falsa equità e che, spesso, “fa parti uguali fra diseguali”, come direbbe don Lorenzo Milani.
L’unico atteggiamento veramente cristiano è quello di Gesù che si mette in ascolto profondo: «Che cosa vuoi che io faccia per te?».
In mille modi, in parabole, esortazioni e singoli detti, Gesù afferma che al centro dello sguardo e del cuore di Dio ci sono i sofferenti, i rifiutati. E per questo di preferenza li accoglie e si adopera per loro.
Non è senza importanza l’accenno che Marco fa al mantello «gettato via» per poter muoversi senza impaccio verso la guarigione. È il simbolo delle nostre remore, dei nostri impedimenti per una vita più autentica, più libera, più pienamente umana, che pure desideriamo. Anche per noi c’è sempre un mantello che ci impedisce di vedere eventi o persone che potrebbero guidarci «verso un’esperienza più autentica di libertà e una giustizia che ci tolga ogni privilegio».
In questo modo saremo in grado di percepire anche la voce di Dio che parla nella storia, sapremo dare ascolto a tutti, anche alle voci dissenzienti, perché forse è proprio in esse che si manifesta il disegno di Dio. «Lutero affermava che Dio si manifesta sotto apparenza contraria: per afferrare i suoi sogni, bisogna imparare a leggere la storia dal rovescio».
Sull’esempio di Gesù, che non disdegnava di ascoltare pubblicani, prostitute e peccatori. Dopo venti secoli di cristianesimo siamo ancora lontani da questo traguardo. E dovremmo, per poterlo raggiungere, abbandonarci a quel Dio che ci ama e ci chiama continuamente di giorno in giorno per la vita intera.
Cambia prospettiva!
Lo steccato dietro al cieco rappresenta tutti gli ostacoli – spesso costruiti da noi stessi – che non ci permettono di vedere bene la realtà luminosa preparata per noi. È una realtà di luce, che aspetta solo di essere vissuta. Ci sono prati verdi su cui correre, orizzonti nuovi da ammirare, un futuro tutto da scrivere, fidandoci di Dio. Basta solo alzarsi per cambiare prospettiva, cambiare occhiali per vedere più chiaramente.
Consiglio creativo: colora l’illustrazione cercando di ricreare l’effetto di oscurità sul lato sinistro del foglio. Per farlo, ti consiglio di colorare dapprima tutta l’illustrazione a tinte chiare e vivaci e poi ricoprire solo la parte che ti interessa con la polverina che si ricava temperando le punte dei colori a matita più scuri. “Spalma“ la polverina sul foglio utilizzando i tuoi polpastrelli con piccoli movimenti circolari: l’effetto di oscurità sarà molto realistico. l.m.
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