Le imprese trentine hanno resistito all’urto della pandemia. Merito dei protocolli di sicurezza concordati dalle parti sociali all’inizio della crisi sanitaria, del blocco dei licenziamenti e del cambio delle politiche comunitarie da un regime di austerità finanziaria a una ripresa decisa degli investimenti pubblici.
“Le industrie trentine hanno resistito di fronte all’onda distruttiva della crisi innescata dalla pandemia. C’è stato un calo negli indicatori di redditività, ma il manifatturiero ha tenuto e adesso affronta una nuova fase di crescita”. Vede il bicchiere mezzo pieno Andrea Grosselli, segretario generale della Cgil del Trentino, guardando ai dati che emergono dal Rapporto sui bilanci 2020 dell’industria trentina, presentato oggi e curato da Franco Ischia. Una tenuta su cui ha inciso in modo fondamentale la scelta di puntare con determinazione sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. “A poco più di un mese dal primo lockdwon il Trentino si è dotato di un insieme di protocolli condivisi che hanno permesso alle aziende di tornare a produrre in sicurezza – rivendica Andrea Grosselli -. Allora il sindacato confederale ha messo al primo posto la tutela della salute di tutte le lavoratrici e lavoratori. Anche adesso rivendichiamo con coerenza quel principio sostenendo con convinzione l’importanza di vaccinarci. E’ solo il vaccino che potrà garantire nel più breve tempo possibile un ritorno alla normalità, e dunque una piena ripartenza di attività economiche e occupazione”. Un’affermazione che il segretario fa guardando soprattutto all’avvio della prossima stagione sciistica, dopo lo stop forzato dell’inverno scorso che ha lasciato a casa 25 mila addetti.
Oggi nonostante una crisi così profonda si può guardare con fiducia al futuro. Questo anche grazie all’importante ruolo che l’Europa sta giocando perché i Paesi del vecchio continente si lascino alle spalle la crisi, puntando su economie più forti. “Anche come Trentino dobbiamo guardare al futuro con fiducia, ma soprattutto con ambizione sfruttando questa occasione per dare risposte alle sfide che ci attendono, a cominciare dai cambiamenti climatici che impatteranno in maniera importante sul nostro territorio fragile”.
Da questa situazione, dunque, deve venire la spinta per creare e consolidare in Trentino un’economia sostenibile, puntando sui settori di sviluppo più avanzato. Una scelta che avrà riflessi anche sull’occupazione. “La transizione verso un’economia sostenibile avrà un impatto anche in termini di posti di lavoro. Servono politiche passive per sostenere i redditi di quanti affronteranno periodi di transizione occupazionale e politiche attive per formare e riqualificare le risorse umane”, ha concluso Grosselli, rinnovando l’invito alla Giunta provinciale di Trento a coinvolgere le parti sociali nella discussione sull’impiego delle risorse europee per la transizione digitale ed ecologica.
Nel 2020 fatturato in calo, bilanci in utile, stabile l’occupazione
Il fatturato 2020 delle aziende del campione di 104 società (46 metalmeccaniche, 16 chimiche, 6 tessili-abbigliamento, 15 del settore alimentare, 8 del settore cartario-poligrafico, 5 delle costruzioni, 8 gruppi o aziende di settori diversi) con 15.500 occupati è stato di 4,815 miliardi di euro con un calo del 7,1% rispetto all’anno precedente (ma i ricavi sono diminuiti quasi tre punti percentuali in meno rispetto alle previsioni del Pil provinciale: -9,8%).
L’aumento riguarda solo l’alimentare (+3,9%). In tutti gli altri comparti l’anno è stato chiuso con il segno negativo: metalmeccanico -12,3%; costruzioni -17,6%; chimico -11,1%, tessile -0,6%; cartario/grafico -10,8%. I gruppi hanno registrato un calo del 5,8%.
In sintesi, 29 società su 104 – meno di un terzo del totale – hanno visto una crescita del fatturato rispetto all’anno precedente, mentre per 75 c’è stata una riduzione.
Sono in attivo tutti i settori: nel meccanico l’utile netto è del 4% del fatturato, nelle costruzioni del 5,9%, nel chimico del 5,6%, nell’alimentare del 2%, nel tessile del 0,8% e nel cartario è del 2,8%, i gruppi e le varie sono al 4,6%. L’entità complessiva degli utili del campione di 104 aziende è di 162,5 milioni di euro pari al 3,4% del fatturato. Le aziende che registrano un utile sono 83, quelle in perdita 21.
È calato leggermente rispetto all’anno precedente il margine operativo, che è positivo per 82 aziende e negativo per 22.
Il costo del lavoro. Aumenta lievemente il costo del lavoro – retribuzioni, oneri sociali ,TFR ecc. -, la cui incidenza (il 16% del fatturato, pari a poco meno di 770 milioni di euro) contro il 15,3% del 2019) rimane contenuto per le aziende trentine. Così come cala il tasso di profitto (ROE), rapporto tra utile netto e capitale investito dall’imprenditore, che continua a rimanere elevato (6,3%, rispetto all’8,4% del 2019) anche se in calo rispetto ai quattro anni precedenti. Rimangono significativamente positivi gli indici di produttività e redditività, per merito di alcune aziende particolarmente brillanti: convivono situazioni con forti problemi accanto a realtà di eccellenza.
Delle 104 società esaminate, 83 hanno fatto utili e 21 hanno chiuso il bilancio in perdita. Le aziende in perdita sono 10 nel settore meccanico, 3 nel tessile, 3 nel chimico, 2 nell’alimentare, 2 nel cartario-poligrafico, una nei gruppi.
L’occupazione. L’analisi ha preso in considerazione il confronto del saldo occupazionale nelle aziende del campione, ad esclusione dei gruppi. Il dato è positivo: le imprese hanno avuto un incremento degli occupati pari all’1,1%, per 177 occupati in più. Sul dato ha inciso sia il blocco dei licenziamenti sia il massiccio ricorso alla cassa integrazione (in grandissima parte per Covid): le ore autorizzate nell’industria sono state 13,763 milioni, una cifra mai vista in Trentino.
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