Per motivi sanitari era diversa la penna con cui ieri si è firmato lo statuto comune, ma questo dettaglio involontario dice che è anche differente, a suo modo arricchente, il passo con cui ogni Chiesa cristiana percorre il cammino dell’unità. Ieri in Cattedrale la sigla costitutiva del Consiglio di Chiese di Trento è stato un gesto pratico (la sottoscrizione dello stesso documento) e simbolico incastonato in una cornice di preghiera e di commenti alla Parola. Una sinfonia che ha consentito appunto ad ognuno delle Chiese cristiane di far sentire il proprio accento particolare, ad arricchimento di tutti (ecco perchè questa è una buona notizia in questo lunedì che altrove registra divisioni e rancori montanti).
Per i pastori protestanti si tratta di “un accordo fra le persone, prima ancora che fra le istituzioni”, per i valdesi “ci sarà più facile pensare anche a iniziative comuni nella carità e nella solidarietà”, per gli ortodossi “dovrà essere uno spunto per ricominciare a collaborare insieme”, per i cattolici (rappresentati da don Cristiano Bettega, che al termine ha parlato di firma dal significato “storica”) è centrale il riferimento al testamento di Gesù, richiamo alla nostra unità nel vangelo di Giovanni. E arricchente è stato anche il distinguo della Chiesa avventista del settimo giorno che aderisce per ora come osservatrice al Consiglio, senza firmare il testo, a conferma del peso e dell’importanza di questo accordo. In virtù del quale sarà più facile per le Chiese cristiane che operano sul territorio di Trento far sentire la propria voce, perchè sarà finalmente una voce sola.
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