Dopo duecentosettantadue anni di ininterrotta presenza, i frati cappuccini del convento hanno lasciato il paese
Dopo duecentosettantadue anni di ininterrotta presenza, i frati cappuccini del convento di Condino hanno lasciato definitivamente il paese. Tanti erano i fedeli che domenica scorsa hanno voluto salutarli per l’ultima volta, tra loro parroci provenienti da tutta la Bassa Valle del Chiese, il sindaco di Condino Giorgio Butterini, la giunta, la banda e tante altre autorità del paese.
In un clima di grande partecipazione – erano presenti anche il provinciale della nuova Provincia dei Frati Cappuccini del Triveneto padre Roberto Genuin, il già provinciale p. Modesto Sartori, il nuovo consigliere Fratel Nicola e un buon numero di altri padri, tra cui l’ultimo frate vissuto a Condino, p. Fedele da Mori – i frati hanno celebrato l'ultima messa assieme alla loro comunità.
Il calo delle vocazioni è la causa per cui i frati sono stati costretti a riunire le forze presso i maggiori conventi della provincia. Una situazione ingeneratasi ancora negli anni Settanta, quando, dopo oltre secoli di dozzine di frati, e in estate, di novizi, a popolare il grande convento di Condino, i frati ne affidarono la gestione all’associazione delle Silenziose Operaie della Croce, che qui hanno operato a favore di tante giovani disabili fino al 1997.
Da allora a gestire la chiesa del convento si sono alternate tante figure di frati che rimarranno nella memoria del paese di Condino: dal frate “Alpino” padre Alfonso da Spera, all’energico p. Fedele da Mori, al mite p. Mauro da Calavino, e ancora, al metodico e raffinato pensatore padre Albino da Trento, all’ex cappellano degli italiani all’estero p. Marcello da Revò.
Nel 1997 la parte maggiore del convento – all’abbandono dello stesso da parte delle Silenziose Operaie della Croce per carenza di personale – è stata invece affidata in comodato gratuito all’associazione spirituale “Il Ponte sul Guado”, guidata dal frate cappuccino Padre Andreas Schnöller. Dal 2008, con l’improvvisa morte di Padre Marcello, il convento di Condino non ha invece più avuto padri residenti.
Da allora con grande generosità la Curia provinciale ha fatto in modo che ogni domenica un frate scendesse da Trento per celebrare la messa festiva per la popolazione del Basso Chiese. Scelta operata in massima parte proprio dal già provinciale Padre Modesto Sartori assieme al direttore della biblioteca dei cappuccini di Trento, padre Lino Mocatti, e molto gradita dai fedeli locali, che domenica scorsa hanno voluto far sentire tutta la propria gratitudine nei loro confronti.
Piacevolmente sorpreso da tanto affetto dimostrato dai condinesi si è detto il nuovo provinciale Roberto Genuin che ha comunque affermato di sapere che i frati “sono stati sempre sostenuti e amati dalla popolazione di Condino”. Anche in questa situazione un po’ triste, ha continuato, bisogna ricordare che Dio è “Signore delle vicende che accadono e non è soggetto ad esse e continua ad operare nella vita di ciascuno e nella vita della comunità”.
Padre Modesto Sartori, da parte sua, ha voluto ringraziare quanti gli sono stati vicino negli ultimi anni di servizio alla chiesa del convento con grande amore anche per le più piccole cose; il rosminiano padre Giuseppe Bagattini di Condino ha invece affidato i frati alla Madonna chiedendo il suo aiuto perché possano un giorno ritornare in paese, mentre il parroco di Condino don Vincenzo Lupoli ha sottolineato lo stretto rapporto di amicizia che ha legato la popolazione di Condino ai “suoi” frati, trovando in loro “casa, pane, conforto e sostegno spirituale”.
Il sindaco di Condino Giorgio Butterini ha infine ricordato come la presenza del convento in paese, nei secoli abbia fatto acquisire a Condino “una certa specialità culturale, sociale e morale” che la distingue dagli altri paesi.
La festa di arrivederci ai frati si è quindi conclusa con un bel concerto sul piazzale del convento realizzato dal Corpo Musicale “Giuseppe Verdi” di Condino e un ricco buffet all’interno del chiostro del convento di San Gregorio. Molti a questo punto sono stati gli abbracci, i ricordi e gli arrivederci scambiati tra i frati e la comunità, nella speranza di potersi incontrare ancora almeno in occasione delle prossime solennità di Natale e Pasqua.
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