Dopo cinque anni di permanenza suor Saveria Fera, superiora delle religiose di Maria Bambina e direttrice del Centro pastorale “Beata Giovanna” saluterà domenica la comunità
Dopo cinque anni di permanenza vissuti con una “ricchezza immensa”, per suor Saveria Fera, superiora delle religiose di Maria Bambina e direttrice del Centro pastorale “Beata Giovanna” di Rovereto, è arrivato il momento del saluto. Andrà a Milano, dove sarà impegnata nel settore della formazione umana e spirituale. Sarà sostituita da suor Adriana Marcante, che arriverà dalla Casa d'Anna di Telve Valsugana. La comunità saluterà suor Saveria, domenica 14 settembre, alla messa delle 10, in San Marco.
Un po' dispiaciuta per quel distacco – che umanamente parlando è sempre un dolore – ma serena, la superiora porta con sé esperienze intense e significative “sia per quanto riguarda la cura del cammino spirituale sia per le numerose relazioni, favorite dalla presenza del centro pastorale”. E aggiunge: “Sono giunte persone di ogni età, cultura ed estrazione sociale, da poverissimi a personalità ragguardevoli di alto livello, abbiamo accolto tutti indistintamente con la stessa cordialità e disponibilità”.
Definisce la struttura un “centro di informazione polivalente” perché chiedono un po' di tutto. Le sette religiose formano una “comunità molto unita, non soltanto dagli stessi ideali, ma anche dalla carità e dalla fraternità”. L'accoglienza al centro, accanto alla superiora, è svolta da suor Paola, affiancata da un gruppo di laici molto attivi. Suor Clara si dedica alla pastorale sanitaria presso l'ospedale di Santa Maria del Carmine. Il suo è un ministero molto delicato ed impegnativo verso i malati a cui cerca di portare il conforto del messaggio cristiano, oltre ai sacramenti.
Suor Maria Angela è addetta alla catechesi in tre parrocchie, mentre suor Raffaella è impegnata nel lavoro di segreteria, presso la parrocchia della Sacra Famiglia. Suor Maria Luisa è ministro dell'eucarestia. Entusiasta della sua missione in favore delle mamme sole con bambini è suor Emanuela, che opera dall'86 presso la Casa di accoglienza Sergio Faccioli della Fondazione Famiglia Materna.
Prima di venire a Rovereto, suor Saveria non aveva mai sentito parlare della venerabile Giovanna Maria della Croce (vedi box a parte). Vedendo il modo in cui era vestita, ha avuto l'impressione che avesse una “serietà eccezionale”. L'ha inoltre colpita il fatto che “sia stata chiamata beata a voce di popolo, perché ufficialmente non lo è”. Infine un augurio alla comunità: “A Rovereto ho colto un'atmosfera di cordialità che richiama un'apertura del cuore, invito a non stancarsi a coltivare la fede e i rapporti con le persone”.
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