Le risorse “nascoste” dell’oratorio

A Trento un momento di incontro e formazione rivolto a direttivi, responsabili, volontari e collaboratori degli oratori parrocchiali

“Com’è andata?” domanda un ragazzo al suo compagno appena tornato dal campeggio con la parrocchia. “È stato bello – risponde – ci siamo divertiti”. Per i ragazzi è spesso il divertimento ciò che conta, che caratterizza la partecipazione ad una proposta. “È andata bene – ribattono due adulti – abbiamo avuto delle belle giornate di sole”: per chi organizza e accompagna i ragazzi, è importante, giustamente, riuscire a svolgere il programma stabilito e far sì che l’organizzazione funzioni.

Ma sappiamo, però, che la buona organizzazione non è l’unico obiettivo, perché queste esperienze dal punto di vista educativo possono dare molto di più, possono contribuire in maniera efficace alla crescita dei ragazzi, della loro capacità di costruire rapporti significativi, di imparare le regola della vita comunitaria e civile, di mettersi al servizio degli altri, di orientarsi nella vita, di crescere nella fede. E questo è importante per tutte le attività ed iniziative che la parrocchia e l’oratorio organizzano in ogni periodo dell’anno.

Proprio per sostenere e qualificare il servizio educativo dell’oratorio, sabato 27 settembre presso il seminario diocesano, si terrà un incontro diocesano di formazione rivolto ai direttivi, ai responsabili, ai volontari e collaboratori degli oratori parrocchiali. Sarà un'occasione preziosa per crescere pastoralmente, per riflettere sul compito educativo, per arricchirsi dell'esperienza di altre realtà e per sentirsi parte viva della comunità ecclesiale. Durante l'incontro, a cui è stato dato il titolo "Fare, fare… e poi?", verrà presentato lo strumento di lavoro “Oratori, oltre i confini”: si tratta di un documento che riassume il cammino fatto da alcuni oratori che hanno accolto il progetto di analisi e approfondimento sulle loro esperienze, e al tempo stesso offre alcune piste di lettura in chiave educativa e pastorale. A partire, poi, dalla narrazione di due esperienze si rifletterà sul fatto che spesso gli oratori, con le loro molteplici attività, riescono ad agganciare persone nuove, ma a quali condizioni è possibile far sì che diventino realmente delle risorse per l'oratorio e per la comunità cristiana? Si fanno belle esperienze, si progetta, si realizzano esperienze forti, a volte anche fuori diocesi, ma cosa si verifica al ritorno? A quali condizioni queste esperienze possono diventare una risorsa pastorale per la comunità? Gli oratori, nella misura in cui si sforzano di essere comunità educante e di manifestare la gioia che hanno trovato nello “stare con il Signore”, si qualificano sempre più come “pietre vive”, aperti all'incontro della comunione, capace di gettare con fiducia lo sguardo oltre i confini senza dimenticare di essere “piccola chiesa”.

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