Narra padre Marco da Cognola nel suo libro “I Frati Minori Cappuccini nella provincia di Trento” che nella primavera del 1606 un drappello di frati, che camminavano a due a due, in lenta processione, e dicendo orazioni, si stavano dirigendo alla volta di Trento, per chiedervi ospitalità. Erano difatti stati cacciati dalla Repubblica di Venezia, venuta questa in conflitto con lo Stato Pontificio. Oltrepassata Ala, la processione si fermò ai Marani in località Campanèla per riposarsi; gli alensi, notata la loro presenza, li invitarono a restare in città, sotto la protezione del civico consesso. Dopo alterne vicende, e superate non poche difficoltà, cominciarono i lavori per la costruzione del convento con annessa cappella, per celebrare gli uffizi.
In 400 anni, molti sono i frati che sono passati dal convento, molte le vicissitudini vissute dagli ospiti, legate alle guerre, a Napoleone, ai bombardamenti, e le difficoltà affrontate, da ultime la crisi delle vocazioni e lo spopolamento dei luoghi di preghiera; ma mai si è fermata la loro opera di apostolato. Nella parlata quotidiana tutti gli alensi, quando si rivolgono ai Cappuccini, li chiamano confidenzialmente “i nòsi frati”.
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