Speciale Papa Francesco: Maurizio Gentilini, “Francesco e le regole del calcio”

Papa Francesco si affaccia dopo l’elezione nel 2013. Foto (c) Gianni Zotta

“E d ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Alzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani. «Mettiti la cintura e legati i sandali». E così fece. L’angelo disse: «Avvolgiti il mantello, e seguimi!». Pietro uscì e prese a seguirlo” … (Atti 12,7-9).

Tradizionalmente, per i romani (credenti e non credenti) il Lunedì dell’Angelo è “fuori porta”. Il giorno dopo la Pasqua la città è in mano ai turisti, coi negozi chiusi e i musei aperti. In Vaticano, dopo le solenni celebrazioni della Settimana santa e del Triduo pasquale, si torna ai ritmi ordinari.Alle 9.50 l’annuncio del camerlengo cardinale Farrell da Casa Santa Marta: “Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma è tornato alla casa del Padre”. Come suo solito (e come un tipico centravanti del calcio argentino) Francesco ha preso tutti in contropiede, prendendo la sua carrozzina e seguendo l’angelo del Signore. Quasi senza consultarci, quasi a voler chiedere confermare della notizia, io e mia moglie saliamo in moto, e ci rechiamo in San Pietro.

Prima sensazione: la gente sta pian piano affluendo, ma con molta serenità e compostezza. Mi tornano alla memoria le scene di vent’anni fa per l’agonia di Giovanni Paolo II: dolore, smarrimento, preghiere di gruppo, striscioni invocanti “Santo subito”.

Oggi, niente di tutto ciò. Anche grazie a Francesco, abbiamo compreso di aver assistito a un cambio d’epoca, dove sono cambiati grammatiche e alfabeti per decifrare, comprendere e descrivere il tempo che ci è dato di vivere. E questo riguarda anche la Chiesa, resa da Francesco più matura e consapevole di essere pellegrina nella storia.

Il Papa venuto dalla fine del mondo, per farci ripassare i lessici antichi dettati da Gesù, fatti di pace, fratellanza e misericordia… Poi, nel silenzio del lunedì dopo Pasqua, ha calzato i sandali e il mantello, è uscito dalla sua cella e ha seguito l’angelo.

Era pronto a farlo. Perché l’essere pronti equivale a tenere la lampada sempre rifornita dell’olio necessario a far luce sul proprio cammino, a mantenere vivo e fecondo il lievito nella pasta del pane della vita, ad affidare l’argilla di cui siamo fatti alle mani del Signore, il vasaio descritto da Isaia che ogni giorno plasma la nostra esistenza.

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