Il papà di Sara Piffer a Rai 1: “Abbiamo perdonato chi l’ha investita”

“La vita ci insegna che l’amore e l’amicizia sono dei sentimenti così forti che non possono essere mai distrutti, nemmeno dalla morte”. Così annotava Sara Piffer, la ciclista 19enne di Palù di Giovo travolta e uccisa da un’auto lo scorso gennaio. Il papà di Sara Piffer, Lorenzo, è stato ospite del programma di Rai 1 “A sua immagine”, condotto da Lorena Bianchetti, nel pomeriggio di venerdì 18 aprile.

Sara si era distinta nel mondo del ciclismo. “Nel 2023 – ha raccontato il padre – aveva partecipato ai mondiali di Glasgow con la nazionale, e l’anno scorso aveva preso parte alla gara a Corridonia, nelle Marche, che si è svolta tre giorni dopo la morte di Matteo Lorenzi“, un altro giovane ciclista trentino morto dopo essere stato travolto da un furgone. A lui Sara aveva dedicato la vittoria marchigiana.

Ma Sara Piffer era appassionata anche di arte, come testimonia il Cristo sulla croce mostrato nel programma su Rai 1. “Era un’autodidatta”, ha spiegato il padre, che ha raccontato anche il paziente lavoro di restauro della Madonna di Maria Ausiliatrice, nel paese di Palù di Giovo.

Ma quella dei genitori di Sara è soprattutto una storia di perdono. “Quel giorno è stato un susseguirsi di emozioni forti. Quando siamo arrivati sul luogo dell’incidente, il medico è arrivato a comunicarmi che mia figlia era morta”, ha raccontato Lorenzo Piffer. “Io ho quattro figli. Sara era l’unica femmina, e con lei avevo un rapporto speciale. Ci capivamo al volo, bastava uno sguardo. Anche per la fede e per la profondità che aveva”. Con Sara c’era anche il fratello, Christian, quel giorno. “Con la faccia rigata di lacrime mi ha detto di perdonare. Io l’ho guardato stranito, e lui mi ha ripetuto: ‘Perdona, perché ho visto la persona che l’ha investita. Sono stato qui venti minuti assieme, e sta soffrendo come noi’. Lì per lì sono rimasto attonito, ma poi mi sono alzato, l’ho abbracciato e gli ho detto: ‘Sì, perdoniamo’. Allora ho chiamato a raccolta anche mia moglie e i miei figli e sopra il corpo della Sara abbiamo perdonato assieme. E’ stata una voce che ci veniva da dentro. Probabilmente era la Sara che voleva mantenere la sua purezza anche in punto di morte”.

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