“100% me”, la campagna antidoping dell’Università

© Pierre Teyssot / UniTrento

Passione per lo sport, impegno di allenamenti e gare, soddisfazione per gli obiettivi raggiunti. Ma anche qualche insicurezza e pressioni continue a ottenere prestazioni eccellenti che possono indurre a fare uso di sostanze disponibili sul mercato per migliorare performance e immagine fisica (Image and Performance Enhancing Drugs). A raccontarlo in cinque video dal forte impatto sono giovani atleti e atlete. Il loro appello? Essere se stessi al 100%. Perché “nella vita e nello sport non ci sono scorciatoie”. E lo sport è “resilienza, sacrificio, passione, tenacia, crescita, rispetto”.

Questo il messaggio della campagna di sensibilizzazione e prevenzione “100% me”, coordinata dall’Università di Trento e finanziata dal Ministero della Salute. È stata lanciata oggi con la conferenza “Nuove droghe emergenti nello sport” di Rovereto alla quale hanno partecipato esponenti del settore e rappresentanti istituzionali, a cominciare dal ministro per lo sport Andrea Abodi e i giovani. Ora, attraverso i social, i video intendono raggiungere le persone giovani che praticano sport, a livello professionistico come amatoriale, per informarle dei rischi e delle dipendenze che possono derivare dall’uso di sostanze. Come danni alla salute ed esercizio compulsivo.

Le nuove droghe emergenti nello sport – come si è spiegato nella conferenza – mirano a modificare le funzioni corporee, aumentare la resistenza, migliorare la crescita muscolare o ridurre il grasso corporeo. La scoperta e la sintesi di nuove sostanze psicoattive ha aggravato ulteriormente la situazione, con 1259 composti illeciti identificati a livello globale dall’Ufficio delle Nazioni Unite nel 2024 e almeno un’ulteriore sostanza che appare sul mercato illegale ogni settimana. Il fenomeno è sempre più variegato.

Accanto al doping, a minacciare il mondo dello sport come modello di vita sana, c’è l’uso di integratori alimentari non regolamentati e il ricorso a regimi alimentari e di esercizio fisico per inseguire ideali di bellezza in evoluzione. Si stima che un quarto della popolazione mondiale soffra di problemi di immagine a livello patologico, come disformismo corporeo. Dalla letteratura scientifica emerge poi che la dipendenza da esercizio può arrivare a coinvolgere fino al 20-30% di chi pratica lo sport da atleta professionista, il fitness e sport di resistenza come la corsa.

Un’area di ricerca riguarda le arti marziali giapponesi. Secondo alcuni studi, infatti, le persone praticanti kendo e altre forme di budo hanno meccanismi di protezione al doping e alle sostanze e mostrano una stima di se stessi maggiore rispetto a chi pratica altri sport. Per questo alla conferenza di Rovereto si è voluta in apertura la performance di due kendoca.

vitaTrentina

Got Something To Say?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina