Ormai prossimi al “Rosmini Days” (24-30 marzo 2025, si veda il programma a pag. 18 sul numero 12 di Vita Trentina), si desidera aggiungere un altro tassello alla figura di Rosmini, ponendo in rilievo il suo cammino ascetico, quale modello perseguibile per ogni cristiano. Infatti, la pubblicazione nel 1830 delle Massime di perfezione adattate ad ogni condizione di persone, aveva lo scopo di rendere fruibile per tutto il mondo ecclesiale la riduzione del contenuto evangelico in sei fondamentali articoli. Alla radice, tuttavia, vi è “il principio di passività” che Rosmini aveva adottato sin dalla giovinezza come “regola di condotta”, in cui, riconoscendo i propri limiti e inadeguatezze, si sarebbe egualmente prodigato totalmente a realizzare la volontà di Dio, una volta evidenziata dalle circostanze esterne.
A monte, vi erano inoltre gli approfondimenti di letture spirituali quali Il combattimento spirituale di Lorenzo Scupoli, La Filotea di S. Francesco di Sales, Gli Esercizi Spirituali di S. Ignazio, Pratica di amare Gesù Cristo di S. Alfonso Maria De’ Liguori. Con le Massime Rosmini introduce quelle che lui chiama le opere ascetiche. Il pensatore trentino spiega che mentre l’etica aiuta a conoscere le leggi morali, cioè a distinguere ciò che è bene e ciò che è male per l’uomo, quindi a identificare il fine a cui ogni essere umano deve orientare la propria vita; l’ascetica indica quali sono i mezzi per raggiungere il fine, vale a dire per raggiungere la santità e la perfezione della propria persona.
Essendo attualizzazione del Vangelo per il popolo di Dio, le Massime non possono che avere un chiaro e solido impianto cristologico. Ma è anche la visione ecclesiologica a porsi come elemento essenziale della perfezione cristiana, tanto da permeare di sé i tre momenti riguardanti il fine, e quale introduzione alla successiva trilogia riguardante i mezzi.
Il fine: 1. Desiderare unicamente e infinitamente di piacere a Dio, cioè di essere giusto; 2. Rivolgere tutti i propri pensieri e azioni all’incremento e alla gloria della Chiesa di Gesù Cristo; 3. Rimanersi in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene per divina disposizione riguardo alla Chiesa di Gesù Cristo, operando a pro di essa dietro la divina chiamata.
I mezzi: 4. Abbandonare sé stesso nella divina Provvidenza; 5. Riconoscere intimamente il proprio nulla; 6. Disporre tutte le occupazioni della propria vita con uno spirito di intelligenza.
Non manca neppure il legame profondo tra le Massime e l’Istituto della Carità fondato da Rosmini, il quale scrive a Pietro Rigler, il 10 novembre 1830, che le Massime «contengono tutto lo spirito e l’ascetica, per così dire, dell’istituto»; e pochi giorni dopo aggiunge: «stimo che [le Massime] non siano mai intense abbastanza, mai abbastanza discusse, meditate, sviscerate, ed in tutto osservate, [infatti] esse formano la base di tutte le Costituzioni». Mentre a Luigi Schlor, nel novembre del 1937, ribadisce con convinzione che le Massime «contengono tutto l’Istituto della Carità nel suo seme».