Nel dicembre del 1822 Rosmini intraprende uno studio sistematico, al fine di individuare l’anello di congiunzione tra religione e politica.
La ricerca si dilata a dismisura, priva di un principio unificante. Nel 1827, il Tommaseo esorta il Roveretano: “Credete a me, il vostro libro di politica, senza la preparazione della filosofia giungerebbe immaturo”. Rosmini condivide l’osservazione e, nel 1828, inizia la stesura del Nuovo saggio sull’origine delle idee, opera fondamentale su cui poggiano tutte le sue future produzioni letterarie. Dedicato a don Paolo Orsi, e facendo memoria degli anni 1815-1816, l’autore attribuisce la scoperta e l’amore alla filosofia a questo suo ‘maestro’, abile a conquistare la mente degli adolescenti, grazie alla “dolcezza dell’amicizia” ed alla “potenza del vero”.
Nel 1850, Rosmini pubblica Introduzione alla filosofia, quale primo volume della collezione di tutte le sue opere; in questo saggio troviamo i motivi che spingono il Roveretano ad intraprendere una vera e propria ‘enciclopedia delle scienze’. Dopo aver ricordato che nel 1838 il cardinale Mauro Cappellari (futuro Gregorio XVI) lo “esortava e consigliava di scrivere e pubblicare il Nuovo Saggio in quel centro [Roma] della cattolicità”, rammenta che nel 1839, il sommo pontefice Pio VIII lo confermava nella sua carità intellettuale: “È volontà di Dio che voi vi occupiate nello scrivere de’ libri: tale è la vostra vocazione. La Chiesa al presente ha gran bisogno di scrittori: dico di scrittori solidi, di cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugli uomini, non rimane oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa condurli alla religione. Tenetevi per certo, che voi potrete recare un vantaggio assai maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non esercitando qualunque altra opera del sacro ministero”.
La filosofia rosminiana offre un percorso logico, indipendente dalla teologia, coerente con i principi di ragione, e tuttavia in sintonia con “i fondamenti del credo cattolico”. Rosmini definisce la filosofia come “la scienza delle ragioni ultime”; spiegando che le ‘ragioni ultime’ sono “le risposte soddisfacenti che l’uomo dà agli ultimi perché, coi quali la sua mente interroga sé stessa”. Dato che gli interrogativi riguardano tutte le scienze, la filosofia interpella e abbraccia tutta la conoscenza umana.
Il corpus letterario segue dei ‘fini speciali’ che Rosmini sintetizza in quattro massime:
1. Combattere gli errori; 2. Ridurre la verità a sistema; 3. Dare una filosofia che possa essere solida base alle scienze; 4. E di cui possa valersi la teologia. Inoltre, la filosofia possiede due particolari caratteri, che sono l’unità e la totalità, infatti, è lo spirito umano a dare unità alle molteplici cognizioni, mentre i dati provengono dal mondo materiale, e sono percepibili grazie alle idee che consentono ogni conoscenza.
Rosmini arriverà a concludere che compito della filosofia è determinare i principi primi fondanti la totalità del sapere.