Pasquale Pugliese (Movimento Nonviolento): “Con papa Francesco diciamo: disarmiamo la Terra”

Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità”. Lo scrive papa Francesco in una lettera inviata al Corriere della Sera, datata 14 marzo e rivolta al direttore, Luciano Fontana, che gli aveva inviato un messaggio di augurio chiedendogli se voleva intervenire con un appello. “La guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti. La diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità”, si legge nella lettera.

Nelle stesse ore la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ripeteva alla Royal Danish Military Academy a Copenaghen il mantra “Agire ora è un obbligo”, per illustrare l’obiettivo di arrivare, entro il 2030, ad essere pronti con una forte difesa europea. Per arrivarci, il piano che Von der Leyen illustrerà al Consiglio europeo del 20-21 marzo indica quattro priorità: l’aumento della spesa per la difesa (800 miliardi di euro, con la possibilità per gli Stati membri di fare nuovo debito), cooperazione paneuropea per infrastrutture e investimenti in difesa aerea e missilistica, aumento del sostegno all’Ucraina, rafforzamento della base industriale della difesa europea. “Non c’è scelta”, insiste la Commissione Europea, se non riarmare l’Europa.

“Non è così e dobbiamo ringraziare papa Francesco che da moltissimo tempo indica la strada, ricordandoci che la guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti”, ribatte Pasquale Pugliese. Già segretario nazionale del Movimento Nonviolento, Pugliese è impegnato da sempre per il disarmo militare e culturale.

Papa Francesco è un punto di riferimento per tutti noi che ci rimbocchiamo le maniche in nome della pace, siamo molto contenti della sua vicinanza e delle sue parole. Purtroppo, rimane sostanzialmente inascoltato. Occorrerebbe prendere atto del fallimento dell’invio delle armi per risolvere la guerra in Ucraina; invece, si vuole continuare a spendere risorse incredibili per gli armamenti. E dire che già Erasmo da Rotterdam, il pensatore che oggi dà il nome al progetto Erasmus che ha coinvolto ormai generazioni di giovani, durante le guerre di religione del Cinquecento sosteneva l’importanza della ricerca della pace e degli strumenti che la rendono possibile. E invece il Papa è totalmente inascoltato, anche dai governanti che si dicono cattolici”.

“Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra”, scrive Francesco al Corriere. Anche il Movimento Nonviolento lo dice, pure totalmente inascoltato.

C’è un paradosso: mentre il Papa denuncia la militarizzazione del linguaggio, che è militarizzazione del pensiero, l’unica volta che un’azione politica come quella del riarmo dell’Europa viene chiamata con il suo nome, c’è chi contesta non tanto l’operazione, ma come la si chiama!

Occorre dare atto a Von der Leyen di aver chiamato le cose con il loro nome, senza infingimenti.

Concordo.

Riarmare l’Europa è operazione ben diversa dal disegno di Degasperi di una difesa comune europea.

La difesa è una cosa seria e si aggancia a una politica estera comune. In questo riarmo non c’è niente di tutto questo, anzi, c’è un ritorno da un lato al militarismo, dall’altro ai nazionalismi, rafforzando gli eserciti e gli arsenali nazionali, che sono i due elementi pericolosi dai quali già Altiero Spinelli, nel Manifesto di Ventotene, metteva in guardia. Per costruire un’Europa unita, federale, è necessario guardarsi dal militarismo e dal nazionalismo. Noi Movimento Nonviolento siamo per la difesa, ma per una difesa che sostituisca i 27 eserciti europei e abbia due gambe: una difensiva e una civile, non armata e nonviolenta, secondo quella che era la visione di Alex Langer.

La costituzione dei Corpi civili europei di pace è uno dei cinque passi di una strategia nonviolenta per uscire dalla guerra in Ucraina, indicata dal Movimento Nonviolento.

È un progetto che Alex Langer propose al Parlamento europeo come ultimo atto politico nel 1995, l’anno della sua scomparsa, in relazione all’altra guerra civile europea, quella nell’ex Yugoslavia, che abbiamo troppo presto dimenticato. Bisogna avere uno strumento, diceva Langer, disarmato, ma formato, capace di intervenire nei conflitti, prima che arrivino le armi e gli eserciti, con la forza dell’interposizione, della mediazione, del dialogo, dell’ascolto, della riconciliazione. Se nel Donbass, fin dal 2014, quando è iniziata la guerra civile, anziché eserciti ed armi fosse arrivato un Corpo civile internazionale ed europeo di pace, che provava a realizzare tra le comunità quei trattati che a Minsk si scrivevano e poi sul terreno venivano puntualmente disattesi, le cose sarebbero andate diversamente. Invece, non abbiamo costruito Corpi civili di pace, le spese militari sono aumentate incredibilmente e adesso vogliamo aggiungere 800 miliardi di euro per il riarmo degli Stati europei.

Soldi che andranno a rimpinguare i già floridi bilanci delle industrie delle armi e i loro azionisti, non certo a costruire una credibile difesa europea comune.

È un regalo a quello che il presidente Eisenhower chiamava il “complesso militare-industriale”, e in particolare a quello americano, perché la maggior parte delle armi le acquistiamo dagli Stati Uniti. Ed è una sconfitta per chi, come noi, ha da sempre progettato la riconversione dell’industria bellica: siamo alla realizzazione del contrario, la riconversione militare dell’industria civile.

Di riconvertire l’industria automobilistica italiana verso la difesa e l’aerospazio ha parlato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso, anche se la proposta non ha convinto.

Si inverte la profezia di Isaia!

Tra le proposte del Movimento Nonviolento, la realizzazione di una “linea di pace” disarmata sui confini tra Europa e Russia e l’avvio, subito, di una “moratoria nucleare” nel continente europeo.

Le armi nucleari, in questo momento, sono illegali: c’è un trattato delle Nazioni Unite, sottoscritto da circa ottanta Stati, che le rendono illegali. Come le armi chimiche e le mine antiuomo. Il problema è che i Paesi che posseggono le armi nucleari o che, come l’Italia, le ospitano sul loro suolo, non l’hanno sottoscritto. Anzi, si auspica un riarmo anche nucleare.

Il presidente francese Macron ha fatto cenno recentemente alla forza di deterrenza nucleare del suo paese.

Ma dobbiamo ricordarci che il bollettino degli scienziati atomici, l’associazione fondata da Einstein e da altri scienziati dopo Hiroshima e Nagasaki, ci ha appena avvisato che siamo ormai a 89 secondi dalla mezzanotte nucleare, secondo il tempo scandito del metaforico “orologio dell’Apocalisse”. Non siamo mai stati così in pericolo come umanità. E si parla di riarmo anche nucleare! Siamo davvero in mano a degli apprendisti stregoni, rispetto ai quali bisogna costruire una fortissima resistenza nonviolenta, in tutta Europa.

Tra le strategie di pace, i tentativi di costruire ponti oltre i conflitti e, irrinunciabile, il dialogo: il Movimento Nonviolento opera per dare la parola ai movimenti civili e democratici di Russia, Ucraina, Bielorussia.

Non sono nostri nemici, anzi, sono costruttori di ponti. In questi tre anni di guerra abbiamo supportato in ogni modo, anche sostenendone le spese legali, gli obiettori di coscienza, i renitenti alla leva, i disertori sia russi sia ucraini sia bielorussi e i movimenti pacifisti che li supportano. Bisogna continuare a farlo. Le pratiche di mediazione efficaci devono coinvolgere la società civile, che crea ponti, anziché costruire muri nei luoghi delle trattative. Noi parliamo di Russia e Ucraina come se fossero dei monoliti compatti tra i governi e i popoli, ma non è affatto così.

Mediare, trattare, richiede tempo. La pace giusta chiede tempo.

Come ci spiegava Johan Galtung, fondatore degli studi internazionali per la pace, la guerra è la punta dell’iceberg di un sistema di violenza che la prepara e la legittima. Il lavoro nonviolento deve decostruire questo e darsi strumenti alternativi per intervenire e risolvere i conflitti.

Quali strumenti?

Li indica la Costituzione italiana, ce lo dicono i costituenti: preparate, costruite mezzi alternativi. Perché la guerra è un ferrovecchio della Storia, soprattutto in epoca nucleare.

Invitando a “disarmare le parole”, papa Francesco richiama i media alle loro responsabilità.

In questi anni c’è stata una spinta non solo alla guerra, ma al bellicismo, che è l’ideologia della guerra, spinta alimentata anche dai mezzi di informazione, utilizzando un linguaggio bellico, ma anche contenuti di un bellicismo fortissimo. Crediamo che si debba invece costruire un giornalismo di pace, una comunicazione nonviolenta. I grandi media hanno dietro grandi forze economiche che forse da questo riarmo ci guadagnano. Noi abbiamo soltanto la forza della volontà e figure di riferimento, che ci danno forza, come papa Francesco.

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