La vivacità culturale del piccolo Antonio

La biblioteca di famiglia a Casa Rosmini a Rovereto

Nel presente anno 2025, vi sono due ricorrenze di elevato rilievo culturale: 240 anni dalla nascita di Alessandro Manzoni e 170 anni dalla morte di Antonio Rosmini.

Potremmo asserire che i due eventi preparano la ricorrenza del 2026: 200 anni dal primo incontro tra questi due celebri personaggi, che hanno segnato la storia letteraria e filosofica del XIX secolo.

A fine marzo 2025, avrà luogo in Rovereto la X edizione di “Rosmini Days”; un evento che coinvolge vari Enti della città, con lo scopo di accrescere la conoscenza del grande filosofo e teologo della famiglia Rosmini. In preparazione a tale evento, grati a Vita Trentina per questa opportunità, in vari articoli, cercheremo di evidenziare alcuni aspetti salienti del Roveretano.

L’attuale Casa Rosmini, in Rovereto, era nell’‘800 proprietà della famiglia denominata i ‘Rosminoni’, o anche i ‘Rosmini al Portone’ a seguito del ‘portale’ di ingresso alla città, allora situato nell’attuale incrocio tra via Stoppani, via Garibaldi e via Mazzini.

Piermodesto Rosmini e la moglie Giovanna de’ Conti Formenti (nativa di Biacesa – Riva del Garda) educavano i loro tre figli, Giuseppina Margherita, Antonio e Giuseppe, su tre fondamenti pedagogici: la religione, lo studio, la disciplina. Il fratello di Piermodesto, conosciuto come lo ‘zio Ambrogio’, contribuiva con discrezione, ma grande incisività nella formazione dei nipoti, in particolare di Antonio, del quale aveva colto la vivacità intellettiva, l’amore e la passione per le scienze e conoscenze universali.

La biblioteca di famiglia, avviata nella prima metà del ‘700 da Francesco Rosmini, il ‘letterato’, ed estesa e arricchita dallo zio Ambrogio, era per Antonio un tesoro di cultura e di sapere da cui attingere con costante passione e zelo.

La tradizione e la disciplina di famiglia erano ben custodite dal padre, mentre la madre, colta e sensibile, educava amorevolmente ad una fede teologicamente fondata e, inoltre, coerente nella pratica orante e caritativa.

Un caso singolare avviene nei primi anni di studio, quando per Antonio la conoscenza, pur essenziale, della Grammatica, passa in secondo piano rispetto alla profondità teologica di san Tommaso D’Aquino: dovrà così ripetere l’anno scolastico.

Sono i primi sintomi di una forte razionalità e di un anelito sapienziale che rivelerà i primi frutti in un libretto scritto per la sorella Giuseppina Margherita, quando la ragazza assumerà la direzione dell’Asilo Vannetti per orfanelle (un modello educativo che anticipa quelle ‘case famiglia’ dei nostri giorni, dove la soluzione alle problematiche adolescenziali trova appropriata sede).

Sarà questo stesso libretto, Della educazione cristiana, che Rosmini, ammiratore degli Inni e delle Tragedie del Manzoni, farà pervenire all’intellettuale milanese, grazie al quale lo stesso Manzoni dichiarerà che il mondo ha acquisito un nuovo Padre della Chiesa. Da qui, la stima reciproca, quale preludio di solida amicizia.

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