Che ora la Campana suoni per i potenti del mondo

Un incontro con padre Francesco Patton alla “Campana dei Caduti” sul colle di Miravalle © foto Zotta

Lo spunto

Il dibattito sorto nei giorni scorsi su Rovereto “città della pace” stimola qualche considerazione. Personalmente non metterei in discussione questo attributo di cui la città della Quercia (e della Campana ai Caduti) si fregia, ma piuttosto insisterei sulle implicazioni etiche e i conseguenti obblighi civili che tale condizione comporta. (…) Da quanto si sa nemmeno l’occasione del centenario della Campana che ricorre quest’anno uscirà dai registri (auto) celebrativi senza impostare un aggiornamento della mission istituzionale di un monumento nato per unire, ma che nella sua gestione raramente ha generato unità.

Maurizio Gentilini, Cnr Roma, Rovereto ( l’Adige, 19/02/2025)

Mai come in questo momento il Trentino, l’Italia e il Mondo hanno avuto bisogno dei rintocchi di Maria Dolens, mai hanno avuto tanta urgenza che la Campana ai Caduti di Rovereto diffonda i suoi richiami di pace in tutti i Paesi – quelli in guerra e quelli che, direttamente o indirettamente, la stanno sostenendo con le loro armi – perché il bronzo in cui è stata fusa mescolando i cannoni, gli strumenti di morte dei due eserciti nemici (italiano e austriaco) in un comune strumento di pacificazione, trasformino gli scoppi delle bombe in richiami verso scelte di convivenza e perdono.

Non è utopia ricercare la pace, una pace che si auspica possa iniziare con un “cessate il fuoco” e consolidarsi in ricostruzioni non solo di macerie, ma di cuori e menti, perché dieci, cento, mille nuove “campane” vengano fuse dai cannoni e possano diffondere un richiamo alla concordia, ripudiando l’odio seminato in questi anni insieme alla morte. Non è “buonismo” auspicare la pace e agire per essa, come non è realismo l’invito ad armarsi. Questo è piuttosto l’incentivo ad usare sempre, da una parte e dall’altra, nuove armi, con scelte che avranno come prima e più che probabile conseguenza, quella di dividere e distruggere l’Europa, nata per portare la pace, non per fare la guerra.

Perché la guerra (e non lo dice solo papa Francesco, lo conferma la storia, anche la più recente) la perde comunque chi la fa e vince invece chi si impegna a sopravvivere per portare la pace. Per questo, per realismo, non basta che la Campana di Rovereto resti solo un simbolo potente e suggestivo, ma è necessario che i suoi rintocchi incarnino, nella difficile attualità di oggi, tutta la storia tragica da cui è nata, gli oltre centomila morti solo nelle battaglie degli altopiani vicini, le intere valli rase al suolo sulla linea del fronte fra il 1915 e il 1918, le centinaia di migliaia di profughi.

I rintocchi della Campana ora devono toccare la mente di chi prende decisioni sul futuro di ognuno di noi: “Non chiederti mai per chi suona la campana – scriveva il poeta – quando annuncia la scomparsa di qualche persona, la campana suona sempre per te”. Mai come in questi giorni sentiamo, infatti, di essere tutti interconnessi e avvertiamo il bisogno di non ripetere gli errori che hanno portato alla tragica ed inutile strage della Grande Guerra, che la Campana ricorda nei suoi rintocchi e che l’Europa sembra fatalmente ripercorrere.

Ad iniziare dal facile entusiasmo che animò i popoli dei Paesi in conflitto, dopo anni di intenso riarmo, quando i giovani vennero chiamati ad arruolarsi, per proseguire col distorto sistema delle alleanze “automatiche”, per cui se un Paese veniva attaccato anche gli altri dovevano rispondere, e tutti venivano coinvolti nelle strumentalizzazioni, negli eccessi o nelle ripicche altrui, per finire poi con l’incapacità di porre fine al conflitto quando era ormai evidente che tutti ne stavano uscendo distrutti, ma nessuno aveva il coraggio di promuovere la pace perché impossibilitato davanti alla propria opinione pubblica a giustificare il numero altissimo di vite perdute e sacrificate.

Alla fine vinsero la fame e l’epidemia, crollarono gli imperi e si insediarono, per primi nei paesi che avevano “vinto” (ma mai abbastanza, ecco la “vittoria mutilata”) i regimi dittatoriali. Fino alla guerra successiva, sperando che non sia fino alla prossima, dove ora qualcuno vorrebbe lasciar trascinare l’Europa, disattendendone la vocazione. Per superare questo pericolo serve che Rovereto, che nella sua gente e sul suo territorio ha subito queste violenze di guerra pagando in prima persona gli errori di chi deteneva il potere, si senta, e sia veramente, “Città della Pace” per diffondere, assieme ai rintocchi della Campana, il suo messaggio di storia vissuta e sofferta, per impedire che un tema come la pace si riduca a polemica divisiva di fazioni e partito, per farne invece patrimonio comune e consapevole, capace di accomunare studiosi e operatori di politica, uscendo dagli steccati accademici ed ideologici per fare della pace, invece, un grande tema etico ed esistenziale.

Non si tratta solo di applicare una legge rimasta disattesa, ma di affrontare anche con mezzi nuovi, le sfide di vita che stanno a fronte. Rovereto, e con lei tutto il Trentino, ha la possibilità di colmare i ritardi, superare le divisioni, valersi degli strumenti che sono nel suo patrimonio culturale e nel suo bagaglio civile (e ci mettiamo, assieme all’Università e all’Accademia degli Agiati, il richiamo che la città esercita su Bolzano e il confinante Veneto, l’essere sempre perno e fucina dell’Autonomia, nata innanzitutto per la pacificazione fra i gruppi, superando rancori e terrorismo, non va mai dimenticato) così da poter promuovere, assieme ai rintocchi della Campana di cui ricorre il centenario, una vera cultura di pace, non “a parole”, ma smontando i meccanismi che portano ai conflitti e alla loro “escalation”, nell’auspicio che gli 800 miliardi di euro che l’Europa sembra disposta a mettere a disposizione servano a sanare le ferite che si sono aperte in questi anni, non a provocarne di nuove.

vitaTrentina

Got Something To Say?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina