Ceneri, don Lauro: “Consegno i volti di Sara, dei volontari e di Ivan”

“Vi consegno, all’inizio di questa Quaresima, alcuni frammenti umani che ho toccato con mani in questi mesi come prova sulla possibilità di abitare la vita nella gioia”. Lo ha detto l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi nella Messa d’inizio Quaresima, presieduta in cattedrale mercoledì 5 marzo, con il rito dell’imposizione delle ceneri.

“Torno al volto di Sara, la ciclista di Palù morta tragicamente un mese fa. Stiamo scoprendo in questa ragazza, negli scritti che si stanno emergendo, delle cose fantastiche come il biglietto trovato pochi giorni fa in cui a uno dei suoi fratelli scrive: ‘non lasciarti rubare i sogni, sappi che l’amore non sarà vinto da niente e da nessuno, nemmeno dalla morte’. Dopo aver visto questo coi miei occhi, come posso questa sera essere senza speranza? Ma ancora, la gioia ha il volto bello dei volontari che in quest’ora sono nelle nostre mense della Provvidenza, di chi nelle nostre valli sta asciugando lacrime, lavando piedi, soccorrendo fatiche, raccogliendo il gemito dei morenti, di chi – e sono tanti e i miei occhi li hanno visti – accudisce le fragilità e lo fa con leggerezza e forza”.

“E infine – terzo esempio citato dall’Arcivescovo -, vi voglio consegnare il volto di Ivan di Zambana, uomo di grande fede, provato da una lunghissima malattia, dolorosissima. Ebbene la gioia è il volto del suo chiudere gli occhi circondato dai quattro figli e dalla moglie che cantavano i canti di Taizè “Dio non ti abbandona, vai in pace”. Dopo aver visto questo io posso più essere quello di prima. Io so che la gioia è in mezzo a noi: cerchiamola e vivremo”.

In apertura dell’omelia, don Lauro motiva la scelta del tema della gioia, “a maggior ragione – nota monsignor Tisi – in questo tempo in cui ne registriamo la drammatica assenza”. Di fronte a quella che Tisi definisce un’”Europa triste e frastornata”, emerge l’invito del patrono del vecchio Continente, San Benedetto “il quale – ricorda l’Arcivescovo – a proposito dell’osservanza della Quaresima annota nella sua Regola: ‘Il monaco sottragga al suo corpo qualcosa nel cibo, nel bere, nel sonno, nel parlare, nello scherzare e con gioia attenda la santa Pasqua’”. “Parole Illuminanti”, commenta don Lauro, perché “aiutano a capire – spiega l’Arcivescovo – che la gioia cristiana è legata a filo doppio alla consapevolezza che in Cristo Risorto trova compimento la nostra umanità. Tutta la nostra umanità”.

Un aiuto, secondo Tisi, può arrivare nel seguire la “via del digiuno”. Non inteso come mera “privazione, ma al contrario – sottolinea don Lauro – come antidoto che smaschera l’effimera gioia di chi si affida all’ansia dell’accumulo, alla voracità nella consumazione del cibo, alla ricerca continua dello sballo, alla moltiplicazione di parole non abitate. Prendo a prestito – incalza monsignor Tisi – l’annotazione dei dietisti che invitano ad alzarsi da tavola ancora un po’ affamati. Essa, infatti, va nella direzione auspicata dal Vangelo di far diventare il digiuno, e più in generale la sobrietà, un elemento permanente del nostro vivere per poter coltivare il desiderio e l’attesa. La caduta del desiderio – osserva don Lauro – preclude infatti la possibilità di gustare la gioia”.

La Messa in Cattedrale è stata anche l’occasione per sottolineare ulteriormente la vicinanza di tutta la Chiesa trentina a papa Francesco, che vive l’inizio della Quaresima ricoverato ormai dal 14 febbraio in una stanza del Policlinico Gemelli. L’arcivescovo Tisi rinnova l’invito a “pregare con affetto filiale per la salute del Papa, affinché senta la vicinanza di tutta la Chiesa. Il Signore gli ridoni salute e lo accompagni in quest’ora di prova”.

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