Il disimpegno in politica e il vuoto di ideali

Lo spunto

Elezioni comunali, scarseggiano gli aspiranti amministratori, ma fare politica appare ancora più importante. “La politica ha orma impregnato la nostra vita quotidiana. Nei bar, nelle sale d’aspetto, sulle panchine delle piazze non si parla d’altro. E così sono in molti a chiedersi: “Si potrebbe fare a meno della politica”? È un’idea che circola da tempo fra la gente. L’idea di fare a meno della politica in Italia e non solo è entrata a far parte del senso comune di molti cittadini. E così molti pensano che sarebbe meglio affidare il governo della Nazione ad uomini esperti: per esempio affidare agli ingegneri le scelte politiche sui trasporti, ai medici le scelte politiche sulla sanità, agli economisti quelle economiche. In questo modo si discuterebbe di meno e si eviterebbero conflitti, perché gli esperti sono in grado di stabilire scientificamente qual è la soluzione migliore per ogni problema. Affidare le scelte di governo alla tecnocrazia: ma se ci pensiamo un po’ la cosa non funziona…

Adelino Amistadi ( il Giornale delle Giudicarie, febbraio 2025)

L’allarme che Adelino Amistadi, uomo politico di lungo corso, ha lanciato nei titoli portanti del “Giornale delle Giudicarie”, sottolineandoli con un suo editoriale, non è una novità assoluta. Assume però una speciale e grave rilevanza nel Trentino perché mina le basi di una rappresentanza democratica in grado di assicurare convivenza e sviluppo: non deve essere quindi né tecnicista (portata a scelte settoriali, di categoria, fuori da contesti sociali e valoriali), né populista (come spesso accade quando si perseguono successi elettorali di potere). Inoltre fatto ancora più grave – la mancanza di candidati disposti a mettersi personalmente in gioco per gestire le realtà pubbliche delegittima e vanifica ogni aspirazione e rivendicazione a quella “autonomia” che nei territori alpini da sempre si basa sulla capacità di risolvere da sé i problemi e di autogovernarsi, contando appunto su uomini e donne capaci, disposti ad impegnarsi in tal senso. Già Alcide De Gasperi metteva in guardia i suoi conterranei dal cedere alla stanchezza o alla demotivazione nei confronti dei pesi anche personali che il porsi a disposizione del bene comune comporta. Ma “attenzione – avvertiva De Gasperi – se non vi impegnate voi, cittadini e valligiani, popolo, a fare politica, dovrete subire la politica che altri faranno per voi. La politica, come la vita, non sopporta vuoti, se non date voi un contenuto al futuro per le vostre famiglie, i vostri figli, il vostro lavoro, altri lo faranno”.

E lo faranno – questa l’implicazione ovvia – secondo i loro interessi, non secondo le vostre esigenze, i vostri principi, i vostri ideali. È quanto sta già avvenendo, con i nuovi feudatari del web, dell’intelligenza artificiale, della finanza di cui il simbolico Musk non è certo il solo rappresentante. Perché i nuovi “poteri forti” si sono estesi anche nelle valli trentine, legate all’ambiente, alla natura, all’agricoltura e non riguardano solo i “signori”, un tempo delle terre, ora della finanza immobiliare e del web. Si manifestano ai vari livelli giù per la scala, dai “baroni” agli scudieri, ai portaborse, ai faccendieri… Questa è anche la ragione per cui di politica si parla “così tanto”. Lo si fa perché il cicaleccio dei pettegolezzi riempia il vuoto dei contenuti e delle azioni. E perché gli scandali a orologeria coprano quelli veri e insieme compongano una confusa matassa, capace di confondere chi cerchi di trovarne il bandolo. Si agitano, dai telefonini, dagli schermi, dai bar parole vuote che possono ingannare giovani e meno giovani illudendoli che di politica ce ne sia fin troppa, mentre invece i “fondamentali” vengono a cadere. Il giudizio sui dirigenti politici, ad esempio, dovrebbe avvenire sui risultati che essi ottengono, più che sul numero di mandati. E invece si contrabbanda per “politica” il confronto sui mandati, vanno in secondo piano i risultati ottenuti.

Il Trentino rischia di perdere la concessione dell’Autobrennero (nonostante un governo provinciale “amico” di quello nazionale) ma la questione pare marginale, tecnica, riconducibile a dettagli giuridici ed economici, mentre invece è di sostanza anche per le realtà comunali; infatti l’Autobrennero, in capo alla Regione e alle due Province, non è una semplice via di comunicazione, una camionabile, ma è il vero asse portante dell’Autonomia, dei rapporti fra Länder e Province al di qua e al di là delle Alpi, della stabilità di pace di questa terra in Europa. Non si tratta di ottenere qualche vantaggio economico in più, l’autostrada è un asse istituzionale, non solo stradale: come tale andrebbe trattato. Così per altri problemi di sanità, di assistenza, del volontariato. Occorre quindi ripartire dal basso per rilanciare consapevolezza verso la partecipazione, anche perché la disaffezione non riguarda solo i partiti, ma si estende ad altre realtà che richiedono un impegno personale per la comunità.

Ne scrive l’Adige del 17 febbraio, rilevando come alla cooperativa di Carisolo (ora chiamata “Conad city”, e chissà cosa ne penserebbe don Guetti) “mancano volontari per il nuovo consiglio d’amministrazione”. Non pare il caso di farne una questione di mandati o di giovani che non vogliono impegnarsi, ma di perdita d’identità che indebolisce il richiamo motivazionale del compito. Se si passa dall’aderire alle cooperative dei consumatori a quelle dei proprietari dei negozi le cose cambiano ed è facile capire chi alla fine prenderà le decisioni. Intanto a Carisolo s’è deciso che verrà eletto un consiglio “ad elastico”, con un numero variabile di membri, il che apre scenari di flessibilità facilmente immaginabili.

Insomma, i problemi della partecipazione alle responsabilità amministrative sono di sostanza, al di là degli ostacoli burocratici e dei timori giudiziari. Siamo forse in presenza di una sorta di “overpolitics” nella cosa pubblica come siamo alle prese con un “overtourism” sul territorio. Gli eccessi e la perdita di principi ideali e rigorosi (alla ricerca di voti?) allontanano dall’impegno politico autentico come le iniziative di consumismo (meccanizzazione, apres-ski pigliatutto, per fare numeri?) cancellano la vera immagine della montagna, la riducono a “poster”, allontanano chi veramente vuole viverla (i residenti) e goderla (i viaggiatori). Sono prospettive da tener presenti nel futuro, non solo elettorale, del Trentino.

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